Un libro riscrive la “Resistenza” nella realtà. Fino all’8 settembre qualche partigiano, alla fine della guerra oltre 200 mila…
E’ un libro di Olivier Wieviorka, intitolato “Storia della Resistenza nell’Europa occidentale 1940-1945”, a ricostruire l’effettiva azione contro il Fascismo ed il Nazismo in varie parti del continente in guerra.
Si tratta di una analisi che rivede tale fenomeno nella sua reale azione, nelle sue diverse componenti e collegamenti in in Norvegia, Danimarca, Paesi Bassi, Belgio, Francia ed in particolare in Italia.
E’ il noto giornalista e scrittore Paolo Mieli a stilare una attenta e riflessiva recensione pubblicata recentemente sul Corriere,della Sera, avvertendo ad evitare le classiche quattro semplificazioni in cui spesso un pò tutti, anche in buona fede, sono inciampati, a cominciare dal fatto, non vero, per il quale: “gli Alleati onnipotenti tirassero le fila delle resistenze locali”.
Secondo, è sbagliato: “ritenere che queste ultime potessero svilupparsi adeguatamente senza aiuti esterni”. Terzo, non bisogna “immaginare che la necessità di abbattere il nazismo abbia fatto scomparire d’un sol colpo le logiche di interesse”, ma specialmente, non bisogna “sopravvalutare il ruolo svolto dalla dimensione nazionale della lotta comune”.
In conclusione, viene a cadere la ripetuta affermazione propagandistica che vuole che a sconfiggere il nazismo sia stata la “Resistenza” in generale, bensì, semplicemente, gli Alleati inglesi e soprattutto americani. Senza il loro poderoso intervento militare, ben poco sarebbe stata la realtà del Dopoguerra.
A dare vita all’idea di una resistenza organizzata in Europa fu il ministro dell’Economia di guerra degli inglesi, il laburista Hugh Dalton: “Dobbiamo organizzare nei territori occupati dal nemico movimenti paragonabili al “Sinn Fein” irlandese, alle guerriglie cinesi attualmente operative contro il Giappone, agli irregolari spagnoli che tanto peso hanno avuto nella campagna di Wellington (contro Napoleone, 1808-13) o ancora — si può ben ammetterlo — alle organizzazioni che gli stessi nazisti hanno sviluppato in modo così degno di nota in quasi tutti i paesi del mondo”, scrisse in una lettera a Churchill. E così nel 1940 venne istituito il SOE (Special Operations Executive) per “incendiare l’Europa”.
In Italia, però, i fatti andarono in modo completamente diverso da altri Paesi.
Nel 1941, il capo del SOE si lamentava di quanto accadeva in Italia: “Non abbiamo nessun italiano in addestramento. Non abbiamo linee in Italia (a parte due vaghi contatti con base in Svizzera); e abbiamo assolutamente fallito nel reclutamento di persone che potessero servire al Regno Unito, al Medio Oriente o a Malta”.
Fino all’8 settembre del 1943, insomma, gli italiani sono “vittime” di quella che gli inglesi chiamarono “apatia politica” non riscontrata negli altri Paesi, nonostante l’alleanza di ferro tra Mussolini e Hitler, tanto che Wieviorka riassume in modo sconfortante: “La Gran Bretagna passò di delusione in delusione”.
Gli Inglesi diedero l’incarico al “Comitato dell’Italia Libera” attraverso la direzione di Carlo Petrone, un loro uomo che si era rifugiato in Inghilterra dal 1939, ma il progetto fallì nell’ organizzazione e nell’attività che, infatti portò al deludente arruolamento di ben poche persone.
Del resto, anche il tentativo di arruolare militari italiani nei campi di prigionia in India e Africa del Nord, si rivelò un altro fallimento. Tra le altre cause, il fatto che, come si evince in un rapporto del comando inglese: “I soldati italiani catturati sono perlopiù assolutamente felici di restare prigionieri e non mostrano alcun desiderio, mosso dal denaro o da altri motivi di rientrare nel loro Paese alla ventura”, smentendo così la propaganda del dopoguerra che voleva gran parte dei prigionieri italiani avessero aderito alla lotta antifascista. Sebbene, ormai disillusi, gli Inglesi infine provarono a creare un “de Gaulle italiano”, nel generale Annibale Bergonzoli, che però trovò la ferma opposizione del generale Francis Davidson.
Nell’interessante libro l’autore conclude ammettendo, senza remora, che: “con o senza Resistenza, l’Europa occidentale sarebbe stata liberata dalle forze angloamericane”,
In definitiva, i partigiani in certe zone crearono dei problemi, con scontri, attentati e rappresaglie, ma il vero apporto militare fu molto limitato ed episodico, a parte qualche rara eccezione strettamente locale.
La vera lotta i partigiani ce l’avevano al loro interno, tra fazioni politiche e rivalità a volte, anche personali ma, soprattutto, i gruppi comunisti, lottavano per creare una Italia filo-sovietica e filo-titina, lotta che nulla aveva a che fare con la volontà per l’ instaurazione di una Italia democratica, riuscendo, però, ad egemonizzare dal dopoguerra in poi la propaganda di una “Resistenza comunista che avrebbe liberato l’Italia dal Fascismo”, la stessa “Festa della Resistenza” e potere politico.
Aggiungiamo Noi che: sta di fatto, che il PCI ed ambienti comunisti vari, abbiano, fino a qualche lustro fa, agito agli ordini di Mosca contro l’Italia e la NATO e poiché l’Urss ed i Paesi ad essa satelliti erano, anche ufficialmente, nemici dell’Italia e della NATO, quegli agenti comunisti, erano logicamente e consapevolmente, traditori del loro Paese di origine, ma questa è un’altra anche se parallela storia.
Infine, non si dimentichi, che fino all’armistizio dell’8 Settembre ed alla resa dell’Italia firmata dal generale Badoglio, partigiani e resistenza erano praticamente assenti, ma, guarda caso, dopo il 1945 diventarono ben 200 mila, nonostante oramai ridotta a pochissimi sopravvissuti, unico caso al mondo!
*Olivier Wieviorka, professore all’École normale supérieure de Cachan, è uno specialista riconosciuto della Resistenza e della Seconda guerra mondiale, a cui ha dedicato diversi libri. Ricordiamo, tra questi, Lo sbarco in Normandia (il Mulino 2009) e Histoire de la résistance. 1940- 1945 (Perrin 2013), un’opera acclamata dalla critica, premiata dall’Académie française e apprezzata dal pubblico. Ha diretto, inoltre, insieme a Jean Lopez, Les mythes de la Seconde Guerre mondiale (Perrin 2015). Per Einaudi ha pubblicato Storia della Resistenza nell’Europa occidentale. 1940-1945 (2018).
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