2 Maggio 2024
NOTE & NOTIZIESTORIA & DOCUMENTI

Un libro riscrive la “Resistenza” nella realtà. Fino all’8 settembre qualche partigiano, alla fine della guerra oltre 200 mila…

E’ un libro di Olivier Wieviorka, intitolato “Storia della Resistenza nell’Europa occidentale 1940-1945”, a ricostruire l’effettiva azione contro il Fascismo ed il Nazismo in varie parti del continente in guerra.

Si tratta di una analisi che rivede tale fenomeno nella sua reale azione, nelle sue diverse componenti e collegamenti in in Norvegia, Danimarca, Paesi Bassi, Belgio, Francia ed  in particolare in Italia.

E’ il noto giornalista e scrittore Paolo Mieli a stilare una attenta e riflessiva recensione pubblicata recentemente sul Corriere,della Sera, avvertendo ad evitare le classiche quattro semplificazioni in cui spesso un pò tutti, anche in buona fede, sono inciampati, a cominciare dal fatto, non vero, per il quale: “gli Alleati onnipotenti tirassero le fila delle resistenze locali”.

Secondo, è sbagliato: “ritenere che queste ultime potessero svilupparsi adeguatamente senza aiuti esterni”. Terzo, non bisogna “immaginare che la necessità di abbattere il nazismo abbia fatto scomparire d’un sol colpo le logiche di interesse”, ma specialmente, non bisogna “sopravvalutare il ruolo svolto dalla dimensione nazionale della lotta comune”.

In conclusione, viene a cadere la ripetuta affermazione propagandistica che vuole che a sconfiggere il nazismo sia stata la “Resistenza” in generale, bensì, semplicemente, gli Alleati inglesi e soprattutto americani. Senza il loro poderoso intervento militare, ben poco sarebbe stata la realtà del Dopoguerra.

A dare vita all’idea di una resistenza organizzata in Europa fu il ministro dell’Economia di guerra degli inglesi, il laburista Hugh Dalton: “Dobbiamo organizzare nei territori occupati dal nemico movimenti paragonabili al “Sinn Fein” irlandese, alle guerriglie cinesi attualmente operative contro il Giappone, agli irregolari spagnoli che tanto peso hanno avuto nella campagna di Wellington (contro Napoleone, 1808-13) o ancora — si può ben ammetterlo — alle organizzazioni che gli stessi nazisti hanno sviluppato in modo così degno di nota in quasi tutti i paesi del mondo”, scrisse in una lettera a Churchill. E così nel 1940 venne istituito il SOE (Special Operations Executive) per “incendiare l’Europa”.

In Italia, però, i fatti andarono in modo completamente diverso da altri Paesi.

Nel 1941, il capo del SOE si lamentava di quanto accadeva in Italia: “Non abbiamo nessun italiano in addestramento. Non abbiamo linee in Italia (a parte due vaghi contatti con base in Svizzera); e abbiamo assolutamente fallito nel reclutamento di persone che potessero servire al Regno Unito, al Medio Oriente o a Malta”.

Fino all’8 settembre del 1943, insomma, gli italiani sono “vittime” di quella che gli inglesi chiamarono “apatia politica” non riscontrata negli altri Paesi, nonostante l’alleanza di ferro tra Mussolini e Hitler, tanto che Wieviorka riassume in modo sconfortante: “La Gran Bretagna passò di delusione in delusione”.

Gli Inglesi diedero l’incarico al “Comitato dell’Italia Libera” attraverso la direzione di  Carlo Petrone, un loro uomo che si era rifugiato in Inghilterra dal 1939, ma il progetto fallì nell’ organizzazione e nell’attività che, infatti portò al deludente arruolamento di ben poche persone.

Del resto, anche il tentativo di arruolare militari italiani nei campi di prigionia in India e Africa del Nord, si rivelò un altro fallimento. Tra le altre cause, il fatto che, come si evince in un rapporto del comando inglese: “I soldati italiani catturati sono perlopiù assolutamente felici di restare prigionieri e non mostrano alcun desiderio, mosso dal denaro o da altri motivi di rientrare nel loro Paese alla ventura”, smentendo così la propaganda del dopoguerra che voleva gran parte dei prigionieri italiani avessero aderito alla lotta antifascista. Sebbene, ormai disillusi, gli Inglesi infine provarono a creare un “de Gaulle italiano”, nel generale Annibale Bergonzoli, che però trovò la ferma opposizione del generale Francis Davidson.

Nell’interessante libro l’autore conclude ammettendo, senza remora,  che:  “con o senza Resistenza, l’Europa occidentale sarebbe stata liberata dalle forze angloamericane”,

In definitiva, i partigiani in certe zone crearono dei problemi, con scontri, attentati e rappresaglie, ma il vero apporto militare fu molto limitato ed episodico, a parte qualche rara eccezione strettamente locale.

La vera lotta i partigiani ce l’avevano al loro interno, tra fazioni politiche e rivalità a volte, anche personali ma, soprattutto, i gruppi comunisti, lottavano per creare una Italia filo-sovietica e filo-titina, lotta che nulla aveva a che fare con la volontà per l’ instaurazione di una Italia democratica, riuscendo, però, ad egemonizzare dal dopoguerra in poi la propaganda di una “Resistenza comunista che avrebbe liberato l’Italia dal Fascismo”, la stessa “Festa della Resistenza” e potere politico.

 

Aggiungiamo Noi che: sta di fatto, che il PCI ed ambienti comunisti vari, abbiano, fino a qualche lustro fa, agito agli ordini di Mosca contro l’Italia e la NATO e poiché l’Urss ed i Paesi ad essa satelliti erano, anche ufficialmente, nemici dell’Italia e della NATO, quegli agenti comunisti, erano logicamente e consapevolmente, traditori del loro Paese di origine, ma questa è un’altra anche se parallela storia. 

Infine, non si dimentichi, che fino all’armistizio dell’8 Settembre ed alla resa dell’Italia firmata dal generale Badoglio, partigiani e resistenza erano praticamente assenti, ma, guarda caso, dopo il 1945 diventarono ben 200 mila, nonostante oramai ridotta a pochissimi sopravvissuti, unico caso al mondo!

 

 

*Olivier Wieviorka, professore all’École normale supérieure de Cachan, è uno specialista riconosciuto della Resistenza e della Seconda guerra mondiale, a cui ha dedicato diversi libri. Ricordiamo, tra questi, Lo sbarco in Normandia (il Mulino 2009) e Histoire de la résistance. 1940- 1945 (Perrin 2013), un’opera acclamata dalla critica, premiata dall’Académie française e apprezzata dal pubblico. Ha diretto, inoltre, insieme a Jean Lopez, Les mythes de la Seconde Guerre mondiale (Perrin 2015). Per Einaudi ha pubblicato Storia della Resistenza nell’Europa occidentale. 1940-1945 (2018).

 

 

 

AVVISO: iscrivetevi al canale youtube di Mario Alizzi.  GRAZIE!

LINK:

https://www.youtube.com/channel/UCL2ITxpBVEpZsEd-422RXwQ

 

NOTA: al 4 febbraio 2023, I VOTI, EFFETTIVAMENTE VALIDI,

DA CONSIDERARE, SONO I SEGUENTI:

 126.020. PER LA STRAGRANDE MAGGIORANZA “ECCELLENTE”!

-Terribile 4976 – Insufficiente 4291

I “MI PIACE”  32.220. IL 62 PER CENTO DEL TOTALE  e LETTORI IN

ON LINE 36630

*In questi dati non è compreso il numero di coloro che, sono l’ampia maggioranza, leggono uno o più articoli, senza, però, esprimere alcun voto o “mi piace”.

SE I NOSTRI ARTICOLI E/O SERVIZI SONO DI VOSTRO GRADIMENTO

VOTATE “ECCELLENTE” E/O “MI PIACE”! GRAZIE!!!

 

 

 

/ 5
Grazie per aver votato!

 

Sicilia Occidente

Mario Alizzi, giornalista, è nato a Barcellona Pozzo di Gotto in Sicilia il 1° Luglio del 1949 iniziando, a diciannove anni, come corrispondente del quotidiano biregionale la “Gazzetta del Sud” di Messina. Quindi, si trovò ad Atene per diversi periodi tra il 1970 ed il 1974 dove lavorò presso una testata giornalistica, in quei tempi di livello nazionale e molto considerata soprattutto negli ambienti della Destra greca. Ad Atene, oltre all’attività giornalistica, insegnava lingua italiana presso un noto istituto linguistico per studenti greci diretti alle università italiane. Certamente decisiva è stata l’esperienza ellenica per la sua formazione professionale, politico-culturale ed umana, tanto da rimanere molto legato alla Grecia come ad una seconda patria e dove, ancora oggi, si reca per motivi di lavoro, studio e turismo ed appunto, per i legami con diversi amici ed ambienti ellenici. Dopo gli studi liceali, si laureò in Scienze Politiche, scegliendo l’indirizzo Storico-Politico, presso l’Università di Messina e, nel 1979, appena sposatosi, si trasferì a Roma, per lavorare nella redazione di una prestigiosa testata di livello internazionale “CONFIDENTIEL” che si occupava di studi strategici e politici, economici e di conflitti militari, la cui sede editoriale era a Parigi. A causa di una improvvisa crisi finanziaria della sezione italiana, gli fu proposto di trasferirsi in una delle redazioni estere ma preferì ritornare nella sua terra di Sicilia dove fondò, e dirige tuttora, il mensile “SICILIA OCCIDENTE”, il cui primo numero, come “agenzia di stampa”, vide la luce il 6 settembre del 1982. Dal gennaio del 1986, la piccola “agenzia stampa” si trasformava in tabloid e nella grafica, divenendo uno dei primi esempi di editoria da tavolo – verosimilmente, S.O. fu la prima Testata giornalistica ad usare in Italia l’allora “rivoluzionario” computer Macintosh – e una delle più apprezzate testate giornalistiche della stampa periodica italiana. Particolarmente seguita, tra le altre, la pagina estera che, in modo controcorrente, già nel settembre del 1988, descrisse come e perchè della fine della Jugoslavia e, quindi, dell’Urss nel maggio del 1990. Oltre ad essere editore e direttore del mensile “Sicilia Occidente”, Mario Alizzi ha anche creato e diretto per alcuni anni una radio privata, “Antenna Sicilia Occidente” – FOTO. Luglio 1991, il Direttore con il poeta Carmelo Famà negli studi dell’emittente -. Nel 1994, in casa sua, con un gruppo di amici professionisti, fondò il “Comitato CIVITAS di unità ed orientamento dell’Opinione pubblica”, proprio sulla scia delle famose “Opinion Lobby” di anglosassone tradizione, specie per la Sicilia, il primo del genere; questo agile Comitato ha avuto una parte importante nella vita della sua Barcellona e della Provincia di Messina attraverso idee, progetti, sollecitazioni ma anche censure e denunce di vario genere tendenti a far sentire la voce dei Cittadini ed il reale coinvolgimento di questi nel “governo” della Città. Per certe materie ed occasioni, il CIVITAS è, anche, riuscito ad avere notorietà nazionale e perfino internazionale e poi, proprio per la sua graduale espansione ed esperienza si è preposto nuovi traguardi, anche e soprattutto, mediante una azione euro-mediterranea. Per questo, l’ormai “ristretto” e quindi superato Comitato si trasformato, dal 19 Marzo 2004, in “Movimento Culturale e Sociale CIVITAS EUROPA” acquistando maggior evidenza e prestigio. Mario Alizzi, è pure conosciuto per essere stato per anni un attivo redattore e seguito opinionista presso importanti emittenti televisive siciliane mentre la sua firma è apparsa, in diversi frangenti, anche su altre Testate quotidiane e periodiche, specie per la sua competenza in materia di politica estera. Mario Alizzi, in effetti, sin da giovane, è sempre stato un appassionato di Politica Estera, tanto che, nel panorama della stampa locale e regionale, ha contribuito nel far allargare ed approfondire lo spazio verso le vicende estere, prima sempre trascuratissime. Via via negli anni, difatti, anche diversi quotidiani regionali, hanno dato molta più attenzione e spazio alla realtà ed alla politica estera in generale. Si spiega così, come da decenni, per la sua frequentazione di ambienti diplomatici, Mario Alizzi sia stato “consulente” di alcune ambasciate presso lo Stato Italiano e, quindi, sia divenuto un esperto di politica internazionale, in particolare, a suo tempo di “Affari sudafricani” essendo stato, appunto, collaboratore dell’ ambasciata del Sud Africa a Roma ed, ovviamente, di “Affari ellenici” e, quindi, di quelli dell’area balcanica e mediorientale. Molto apprezzato, inoltre, il rilievo dato da Mario Alizzi, negli anni, all’informazione sulle Forze Armate e la NATO. SICILIA OCCIDENTE, infatti è, l’unica Testata italiana, non specialistica, che dedichi un apposito ed interessante spazio al settore militare, tanto da conseguire spesso vari riconoscimenti ed apprezzamenti da parte di Ministeri della Difesa ed ambienti militari italiani ed esteri.

Social media & sharing icons powered by UltimatelySocial

Iscriviti sul mio canale facebook

RSS
Follow by Email
TWITTER
Youtube
Youtube
INSTAGRAM