7 Maggio 2024
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Giuseppe De Francesco, manager, consigliere di Confindustria e Console italiano in Bulgaria: una grande opportunità per gli Italiani per investire, produrre, anche per viverci ed un Paese da visitare

di MARIO ALIZZI

Vive da molti anni in Bulgaria, originario di Barcellona Pozzo di Gotto (me) in Sicilia, dove è nato il 29 Luglio del 1975 – dal padre Sebastiano De Francesco, farmacista, e dalla madre Maria La Malfa, già dipendente della pubblica amministrazione, di origine greca da parte della madre Pighi Samotà – ha studiato presso il Liceo Classico, «Luigi Valli» della sua città, che ancora in quel tempo era piuttosto valido ed ambito, laureandosi poi a Perugia in Scienze Politiche, indirizzo Sociale, accumulando, dopo l’università, esperienza nei suoi viaggi di studio e formazione per poi trasferirsi, appunto in Bulgaria.

 

Da quanto tempo vive in Bulgaria, qual è il motivo del Suo trasferimento e quali sono le esperienze che ha sviluppato in questo paese?

– Sono arrivato in Bulgaria nel 2004, come dirigente di un importante gruppo italiano agroalimentare, leader nel settore dei prodotti biologici. Dopo qualche anno, sono diventato CEO, – Ammnistratore delegato, ndr – del medesimo gruppo e lo sono rimasto sino a due anni fa, quando ho deciso, nell’ambito del mio percorso di crescita professionale, di costituire una mia società che si occupa di internazionalizzazione di impresa, a supporto degli investimenti esteri in Bulgaria e, più in generale, nella penisola balcanica.

Il mio trasferimento in Bulgaria è dunque strettamente legato all’ambito lavorativo, anche se nel corso di quasi 10 anni di permanenza ho anche sviluppato altre esperienze. In particolare, sono stato eletto per due volte nel Consiglio Direttivo di Confindustria Bulgaria e nel 2010 sono stato insignito del ruolo di Console Onorario d’Italia a Plovdiv, seconda città del Paese, centro industriale e culturale, città dove vivo e opero.

 

– Quali reali possibilità esistono per aprire una attività e quali sono i vantaggi, in particolare, in quali settori operano gli Italiani e come si spiega la presenza della comunità italiana in Bulgaria?

Nonostante la crisi internazionale abbia avuto contraccolpi evidenti anche sulla Bulgaria, tanto che gli IDE- sono sensibilmente diminuiti e la disoccupazione tra il 2008 e il 2009 è letteralmente raddoppiata passando da poco più del 6% ad oltre il 12%, stabilizzandosi poi a tale livello, il paese continua ad offrire molteplici vantaggi e po-tenzialità agli investitori stranieri.

Anzitutto, la Bulgaria vanta dei fondamentali macroeconomici tra i migliori all’ interno della UE: debito pubblico molto contenuto (2013 poco superiore al 18% del Pil) ed un’economia che anche in tempo di crisi ha continuato a crescere (2013 + 0,5%, 2014 + 1,5%), anche se in misura più contenuta rispetto al passato. Altri punti di forza: regime fiscale di assoluto favore con una flax tax pari al 10% sugli utili delle società e sui redditi personali (la più bassa dell’ intera UE) e una forza lavoro formata, con una buona produttività ed a costi contenuti (costo lordo me-nsile medio circa 350 euro).

Un altro importante volano di sviluppo deriva dalla disponibilità di fondi europei: nel primo settennato di programmazione, 2007-2013, la Bulgaria ha avuto a disposizione oltre 11 mld di euro, utilizzandone circa il 60%..

Per il nuovo periodo, 2014-2020, si attende un’erogazione di risorse ancora maggiore, per favorire la modernizzazione dei diversi comparti industriali, riabilitare e potenziare la rete infrastrutturale, incentivare la formazione della forza lavoro, adottare tecnologie più avanzate. Infine, ricorderei a chi avesse intenzione di investire in Bulgaria che gli adempimenti burocratici per la costituzione di una società di diritto bulgaro sono veloci e i costi contenuti e che la legislazione fiscale e giuslavorista applicabile è abbastanza snella.

Tutti questi fattori rendono particolarmente attraente la Bulgaria, tanto che di-versi grandi gruppi italiani (Unicredit, Gene-rali, Italcementi, Mapei) hanno investito nel Paese, così come un numeroso gruppo di Piccole e Medie Imprese, operanti principalmente nel settore tessile, meccanico, metalmeccanico, impiantistica industri-ale, pelletteria, e-lettronico, chimico, agro-alimentare, trasporti, servizi. Oggi le compagnie italiane impiegano circa 25 000 unità di manodopera locale e contribui-scono in maniera importante alla formazione Pil bulgaro. Peraltro, molti nostri connazionali hanno compiuto una vera e propria scelta di vita, preferendo la Bulgaria non soltanto per delocalizzare la propria attività produttiva ma anche per mettere radici e formare una famiglia.

Da segnalare, inoltre, come negli ultimi anni si sia veri-ficato un massiccio trasfe-rimento da parte di pensionati italiani, attratti dal costo decisamente più contenuto della vita e della possibilità in questa mani-era di rivalutare sensibilmente il potere di acquisto delle proprie pensioni.

Oggi, secondo i dati disponibili presso l’Ambasciata italiana di Sofia, gli italiani iscritti all’AIRE (anagrafe italiana residente all’este-ro) dunque stabilmente residenti sono oltre 1100. Dati ufficiosi, tuttavia, parla-no complessivamente di circa 2000 italiani che frequentano a vario titolo e più o meno stabilmente il paese.

 

– Rispetto al passato come è la situazione economica, sociale e politica oggi in Bulgaria, di ordine pubblico, assistenza sanitaria, istruzione scolastica ed universitaria, stabilità ed efficienza del sistema sta-tale?

La Bulgaria è una democrazia giovane che negli ultimi 20 anni ha sperimentato un’importante crescita non solo dal punto di vista economico ma ha anche compiuto evidenti progressi sociali e politici.

I governi sono tradizionalmente stabili, anche se nel corso dell’ultimo anno il Paese ha sperimentato un inusuale periodo di tensione con le prime vere massicce proteste di piazza dal periodo della transizione. Il malcontento sociale, dovuto anche al periodo di difficoltà economica, si è tradotto infatti in malumore nei confronti della classe politica. Tuttavia, anche in un periodo complesso, gli episodi malavitosi sono rimasti limitati, magari anche come conseguenza della certezza della pena, e le diverse minoranze etniche (turcofone e Rom) e religiose (musulmana) presenti nel paese, continuano a convivere in maniera, sostanzialmente, pacifica, specie se si tengono a mente gli episodi che hanno per esempio insanguinato negli ultimi decenni alcuni vicini paesi balcanici.

Nel corso degli anni della transizione, la Bulgaria ha inoltre consolidato la sua posizione sul panorama internazionale, entrando nelle principali organizzazioni mondiali e regionali (NATO e EU su tutte). Ha progressivamente riformato l’impianto dello Stato, passando dalla collettivizzazione centralizzata all’economia di libero mercato. Ha svecchiato e modificato il proprio apparato burocratico. Ha modernizzato il sistema dell’assistenza sanitaria, che oggi si regge principalmente sul settore privato, visto che gli ospedali pubblici sono spesso fatiscenti e utilizzati solo dalle classe meno abbienti. Anche nel settore dell’istruzione si è raggiunto un buon livello, tanto che da qualche anno sono presenti studenti stranieri, anche italiani, nei principali atenei sia statali che privati del Paese

 

– Quale è l’attuale politica governativa rispetto all’ immigrazione clandestina ed il rapporto della Bulgaria con gli stati vicini ed in particolare con la Gre-cia e la Turchia?

Sino al crollo del regime comunista naturalmente, l’immigrazione e l’emigrazione nell’accezione che diamo comunemente a tali termini, erano aspetti del tutto sconosciuti in Bulgaria. Gli arrivi dall’estero o le partenze erano quasi esclusivamente legati alle politiche di scambio tra paesi “amici” comunisti e non allineati e si trattava comunque di flussi diretti e controllati dallo stato. Dopo l’89, invece, il paese ha subito una forte emorragia di popolazione, che è andata all’estero alla ricerca di migliori condizioni lavorative e economiche. Tale fenomeno, assieme alla bassa crescita demografica, ha provocato una sensibile diminuzione della popolazione residente, che nel giro di un ventennio è diminuita di oltre 1,7 milioni. Dall’ingresso nell’UE, nel 2007, il Paese si è in-vece trovato a fronteggia-re un fenomeno nuovo, quello dell’immigrazione di chi, soprattutto nei paesi limitrofi, ha visto nella Bulgaria la via più vicina e immediata per mettere un piede in Europa. Inoltre, il Paese è divenuto la frontiera più meridionale dell’Europa e, in quanto tale, ha sperimentato una pressione mai vissuta prima sui propri confini, da parte delle popolazioni in fuga da guerre, carestie, persecuzioni. Il caso più emblematico si sta vivendo da circa un anno a questa pare, a causa di un consistente flusso di profughi scappati dalla guerra siriana accolti in centri di accoglienza che presentano spesso condizioni molto precarie.

La Bulgaria ha lamentato ripetutamente uno scarso appoggio dall’Europa e, probabilmente anche perché lasciata sola, ha reagito con una politica di chiusura e con l’annuncio della costruzione di una recinzione lungo il confine con la Turchia per fermare gli arrivi. Tale decisione è stata criticata da diverse cancellerie europee, anche se, una volta di più, a livello comunitario non si è as-sunta alcuna decisione comune e concreta a supporto di uno stato membro in difficoltà

 

– Quale è l’immagine che i bulgari hanno dell’Italia, ed in quali settori è oggi la collaborazione tra Italia e Bulgaria?

I bulgari hanno un’ottima opinione degli italiani e tale sentimento affonda le radici in una lunga storia di amicizia, scambi, collaborazione. Basti ricordare alcuni avvenimenti per rendersi conto di come i rapporti tra i due paesi siano stati sempre stretti: una delle figure di spicco del risorgimento bulgaro è un italiano, il console Vito Positano, che durante la guerra russo-turco si prodigò per salvare Sofia dalla distruzione minacciata dalle truppe ottomane in rotta. L’ultima regina di Bulgaria, Giovanna, moglie di re Boris, era la figlia di Vittorio Emanuele II. Durante gli anni del comunismo diversi gruppi imprenditoriali italiani, continuarono ad operare in Bulgaria cosi come in altri paesi del patto di Varsavia. Il Made in Italy, per quanto riuscisse a filtrare al di là della “Cortina di ferro”,, era sinonimo di gusto e raffinatezza. La musica italiana veniva ascoltata diffusamente, tanto che Sanremo era uno degli eventi più seguiti in televisione.

Crollato il comunismo, sin dai primi anni della transizione, gli imprenditori italiani sono stati tra i pionieri degli investimenti stranieri nel paese. Molti di essi si sono distinti per la capacità di creare lavoro, portare innovazione, favorire lo sviluppo, contribuendo alla diffusione di una vera e propria cultura di impresa, che in quanto tale presta attenzione non solo alla creazione di utili ma anche al progresso sociale, economico, ambientale del territorio nel quale si opera.

Oggi l’Italia è il terzo partner commerciale della Bulgaria, compagnie italiane hanno operato e operano nella costruzione e ristrutturazione di infrastrutture nevralgiche per la modernizzazione del paese come autostrade, ferrovie, discariche, depuratori. Non siamo, più e solo, rappresentati come il Paese che esporta il buon cibo e la moda, ma anche tecnologia avanzata e soluzioni innovative. Grazie a questi risultati, siamo riusciti anche a far dimenticare gli errori, le furbizie, talvolta il malaffare, di un altro gruppo per fortuna minoritario di nostri connazionali.

 

– Soprattutto per un Italiano, perché “conviene” fare turismo in Bulgaria?

La Bulgaria è un Paese in grado di offrire diversi tipi di turismo, con molte po-tenzialità ancora poco sfruttate. Negli ultimi decenni ha preso piede principalmente il turismo estivo, oltre 4 milioni di presenza nell’estate 2013, con la costa del Mar Nero che, accanto al tradizionale flusso di turisti provenienti dall’Est Europeo, ha accolto un numero sempre crescente di visitatori da altri paesi europei, da Turchia e Israele. Purtroppo, l’aumento vertiginoso dei turisti ha spesso causato fenomeni di abusivismo edilizio e deturpamento di intere a-ree costiere incontaminate. Molto frequentate, dai bulgari e dagli stranieri, anche le località sciistiche invernali, grazie anche al potenziamento della ricettività alberghiera con molti gli hotel di lusso e l’ammodernamento delle infrastrutture sia stradali che sportive.

Inoltre, ci sono alcune destinazioni, per esempio Plovdiv, centro principale della Tracia Romana, e Veliko Tarnovo, antica capitale del regno di Bulgaria, in grado di offrire un patrimonio storico e culturale di tutto rispetto e ben preservato.

Infine, la Bulgaria è in grado di proporre anche diversi tipi di turismo alternativo: quello religioso grazie ai monasteri – tra i tanti ricorderei quello di Rila, che l’Unesco ha peraltro inserito tra i patrimoni dell’umanità – quello rurale e venatorio con grandi aree boschive incontaminate, laghi, riserve di caccia, e quello del benessere, grazie soprattutto alla presenza in molte zone di fonti di acque minerali con proprietà curative.

In conclusione, le risorse naturali, storiche e culturali disponibili, le strutture ricettive di buon livello e di recente costruzione, la buona tradizione culinaria rendono la Bulgaria una destinazione turistica attraente, alternativa rispetto ai circuiti tradizionali e, cosa che non gusta, usufruibile a prezzi contenuti.

 

A cura di MARIO ALIZZI

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