Diabete e malattie cardiovascolari: binomio a volte fatale
Il diabete mellito dell’adulto costituisce una piaga sociale per l’alta incidenza della sua presenza nella popolazione generale (circa 8%) di cui i 2/3 interessano over 65. La patologia ad andamento,cronico, è caratterizzata da un duplice difetto;insufficiente produzione di insulina da parte delle cellule beta del langerhans, oppure insulina resistenza, cioè l’ insulina prodotta non agisce in maniera adeguata per insufficiente risposta dei recettori cellulari.
In riguardo alle cause, oltre ad una condizione di familiarità legata a fattori ereditari, aspetti ambientali incidono in modo rilevante quali obesità, stile di vita non idonei, vita sedentaria, condizioni socio economiche di disagio, abusi alimentari. La resistenza all’insulina è il primum movens del diabete, condizione in cui muscoli, fegato e cellule adipose non utilizzano in modo efficace l’insulina, per cui il pancreas è sottoposto ad uno stress secretivo producendo più ormone ( iperinsulinismo), che non può poi più produrre in fase evolutiva in maniera adeguata, per esaurimento funzionale o apoptosi delle cellule beta del Langerhans, con conseguente scompenso metabolico.
La sintomatologia iniziale è larvata o assente, per cui il diabete può essere presente all’insaputa del paziente, a volte incidere invece con polidipsia e poliuria. Fatta tale premessa, perché lo stretto binomio tra diabete e malattie cardiovascolari? L’iperglicemia, alla fine, determina con meccanismi vari, una disfunzione endoteliale (intima dei vasi) che porta nella sua evolutività ad aterogenesi con progressiva ostruzione dei grossi vasi (Carotidi, arterie cerebrali, coronarie, arterie iliache e femorali o danno dei piccoli vasi (microangiopatia)), anche questa molto incidente nel determinare sofferenza vascolare,essendo i piccoli vasi gli effettori finali della cessione di ossigeno ai tessuti.
Una buona percentuale infatti di sofferenza coronarica è dovuta a danno del microcircolo; spesso riscontro di angina avviene in assenza di ostruzione dei grossi vasi come anche fenomeni di ictus (infarti lacunari)o necrosi distale in piedi diabetici. Tralasciando volutamente complicanze dirette del diabete, quali retinopatia, glomerulopatia, neuropatia per microangiopatia, incide tantissimo nel decorso della malattia diabetica, la morbilitá e la mortalità cardiovascolare, per coronaropatia, scompenso cardiaco, malattia vascolare periferica, ictus aterotrombogeni.
In questo contesto, il tasso di mortalità o morbilità cardiovascolare incide con un aumento di due volte negli uomini ed il doppio nelle donne. È comunque evidente che il rischio cardiovascolare è minore in soggetti più giovani con malattia di minor durata, che in soggetti anziani con lunga durata di malattia. Pertanto, proprio per l’alta incidenza di morbilitá consequenziale, è utile e necessario attuare modelli di prevenzione quali test da sforzo, holter pressorio, ecostress, tac coronarica, calcium score, ecodoppler TSA, anche prima che sintomi larvati quali dispnea, dolore toracico da sforzo, aritmie, comincino ad affiorare nel decorso clinico. A volte l’infarto si manifesta a ciel sereno e non sempre si riesce a salvare la vita del paziente. Un’alta percentuale di morte improvvisa, è difatti di natura coronarica.
Il tasso di morbilità cardiovascolare è certamente aumentato se c’è interazione tra lo stesso diabete e altri fattori di rischio che possano interagire con effetto somma, negativamente, nel corso della vita (ipertensione,ipercolesterolemia, fumo, obesità, vita sedentaria.
Cosa fare pertanto nei soggetti diabetici?
È utile oltre ad una dieta accurata ed al cambiamento radicale dello stile di vita, fare delle cure idonee che, oltre a quelle specifiche per il diabete, possono essere assunte quali aspirina e/o statina se presente dislipidemia.
Per le cure strettamente specifiche, fa da padrone la metformina (primo step di cura); negli ultimi anni c’è da considerare l’avvento di nuove terapie che incidono fortemente nel ripristinare una buona omeostasi glicemica valutabile tramite il riscontro di emoglobina glicata.
Esse sono rappresentate da inibitori della dipeptidil-peptidasi IV (DDP FOUR), glifozine molto efficaci ed utili anche nello scompenso cardiaco ( SGLT2), in quanto inibiscono il cotrasportatore Na+-glucosio, agonisti recettori GLP1 tipo semaglutide utile anche a fini di perdita di peso (ozempic, trulicity) oltre ad insulina ritardo di nuovo riscontro quali tresiba ed altri.
In definitiva, se si procede con attenzione e cure idonee nella gestione del diabete, tante morbilitá e mortalità potrebbero essere evitate.
Dott. Pino Giovannni Specialista malattie cardiovascolari
Medicina & Salute. SICILIA OCCIDENTE – novembre 2022 – cartaceo
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