10 Maggio 2024
NELLE AULE dei TRIBUNALI

AIAS. Secondo la Corte di Assise di Messina l’ex presidente dell’ente La Rosa è molto attendibile

Nel primo numero di S.O. di quest’anno, abbiamo, ampiamente e chiaramente, informato sulla sentenza della Corte di Assise di Messina che ha portato alla condanna di alcuni mafiosi, per le estorsioni ed danni arrecati ai vertici dell’AIAS; ed, anche, della condanna del Tribunale, Prima Sezione Penale di Messina, nei confronti dell’on. Sebastiano Sanzarello, e dell’ex Dirigente Amministrativo dell’ASL 5 di Messina, Cosimo Oreste, a suo tempo diretta dal Manager Salvatore Furnari.

Il primo, per “concussione”, a quattro anni e l’interdizione dei pubblici uffici per cinque anni, ed il secondo, per “corruzione”, a tre anni di reclusione e l’ interdizione perpetua dai pubblici uffici, oltre alle relative spese per entrambi.

In quella udienza del 19 di-cembre 2014, dal confronto delle parti in aula, è emerso, tra l’altro, l’ulteriore at-tendibilità riconosciuta all’ex presidente dell’AIAS di Barcellona P.G., il commercialista Luigi La Rosa, da parte della Corte di Assise concorrendo, significativamente, alle condanne emesse. “Le dichiarazioni del La Rosa offrono una ricostruzione chiara, coerente e precisa della vicenda estorsiva, corroborata da plurimi elementi di riscontro esterno, di talchè devono ritenersi dotate del fondamentale requisito della attendibilità intrinseca, che permette di porle a fondamento del giudizio di responsabilità a carico degli imputati. La Rosa ha descritto con estrema lucidità le varie fasi delle’estorsione, delineando con nettezza i diversi ruoli dei protagonisti, i rapporti tra loro intercorrenti, la loro evoluzione nel tempo”. Ed ancora: “Mette, peraltro, conto evidenziare che il La Rosa ha reso dichiarazioni quando ancora non erano pubbliche le rivelazioni del Bisognano e del Gullo sul più recente assetto dei clan, sicchè le sue affermazioni sulla posizione di Rao in senso sodalizio, pienamente convergenti con quelle dei collaboranti, costituiscono indice di elevata attendibilità”.

Inoltre, il documento sottolinea come il La Rosa è da escludere da ogni intenzione calunniosa non avendone utile motivo. Leggendo nella motivazione della sentenza, si precisa ancora che: “Tanto premesso in ordine ai molteplici e pregnanti riscontri individualizzanti alle dichiarazioni accusatorie del La Rosa, ritiene il Collegio che l’attendibilità della ricostruzione dello stesso operata non possa considerarsi smentita dalle spontanea dichiarazioni rese da D’Amico Carmelo nel corso del processo a suo carico innanzi al Tribunale di Barcellona P.G. in relazione al medesimo capo di imputazione. Non può infatti, non rilevarsi come il D’Amico, già ritenuto re-sponsabile in altro procedimento del reato di associazione mafiosa e condannato alla pena di anni diciotto di reclusione, avesse tutto l’interesse, per evitare una ulteriore pesante condanna, ad affermare che l’A.I.A.S era un ente “organico” all’associazione, per cui nessuna estorsione poteva essere attuata nei suoi confronti, atteggiandosi, piuttosto, i versamenti di denaro a elargizioni “spontanee” volte a finanziare il sodalizio. Ne consegue che le sue affermazioni possono agevolmente essere riguardate come frutto di una precisa strategia processuale finalizzata ad ottenere, come è avvenuto, il proscioglimento dall’accusa di estorsione”.

Intanto, nel processo a carico di Francesco Trovato, presidente dell’AIAS nazionale e del figlio Sergio, in quanto revisore dello stesso ente, quindi, di Giuseppe Grasso, revisore generale dei conti dell’ AIAS, comprese di gran parte di quelle siciliane, di Natale D’Amico e l’ex deputato e Assessore regionale alla Sanità Sebastiano Sanzarello, il  Collegio giudicante ha ammesso come par-te civile Amalia Violetta Scilipoti, già vicepresidente dell’ente e moglie di Lu-igi La Rosa.

Ribadiamo, come nei numeri precedenti di S.O., riguardanti la vicenda giudiziaria dell’AIAS, se e chi pensa di averne titolo e/o interesse, potrà intervenire.

 

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