2010-2020, un decennio di vittorie per Viktor Orban e la sua“Nuova Ungheria» ed un esempio per l’ «Europa degli europei Cristiani»
Il 29 maggio il primo ministro ungherese Viktor Orban ha celebrato il decimo anniversario consecutivo della sua permanenza al potere, il leader più duratura, dopo la Merkel e già questo in Europa è un primato. Si deve, però, ricordare che Orban fu al governo, per la prima volta dal 1998 al 2002, fatto da considerare propedeutico ai successivi traguardi personali e politici col suo partito di “destra nazionalista e sovranista” FIDESZ.
Nel quadro di queste sempre più maturate idee, Orban ha ridisegnato il sistema economico-sociale del Paese, mediante una diversità di progetti ed attuazioni concrete che hanno portato ad un moderno e realistico controllo pubblico in diversi settori e campi sia produttivi, che, appunto, sociali. Nel 2011, sono stati rivisti i fondi pensione che, effettivamente, portando dei reali vantaggi alla gente; è stata attuata la Flat Tax al 15 per cento per le persone fisiche ed, addirittura, dal 2017, al 9 per cento, per le imprese. spingendo così i cittadini a pagare senza più remore il dovuto aumentando notevolmente le entrate nella casse dello Stato ed attirando, fortemente, aziende ed imprese e varie società dai diversi paesi europei.
La realistica gestione dei “fondi di coesione europei” ha pure portato ad un deciso sviluppo delle infrastrutture ed industriale e grazie anche ad un nuova politica monetaria, mediante una attenta gestione del fiorino, è stato possibile aumentare, significativamente, le esportazioni. Tutto ciò ed una accorta politica estera, hanno fatto sì che, diversi Paesi, specialmente, Russia e Cina, abbiano portato molti miliardi di euro in investimenti ed affari vari di diverso genere e tipo.
Parallelamente allo sviluppo economico strutturale, è stata avviata anche una nuova politica sociale e di forte riguardo alle famiglie un-gheresi tendente allo sviluppo demografico del Paese. Come tende a precisare il Governo, questo ed altro: “per ovviare alla mancanza di forza lavoro nel settore manifatturiero, il governo non intende certo aprire le porte del Paese a lavoratori stranieri, ma anzi sta cercando di incentivare le famiglie a fare più figli per far crescere la popolazione ungherese. Le misure di Budapest a favore della natalità sono chiare ed evidenti: niente tasse a vita delle tasse a partire dal quarto figlio, prestito di 32mila euro per le donne sposate e altre agevolazioni varie sui mutui”.
A comprovare lo stato della crescente buona salute dell’Ungheria, vi è pure la chiara crescita del Pil ungherese, dal 2010 ad oggi del 18%, tanto che dai 130 miliardi di euro di Pil del 2010, è salita a 157 miliardi nel 2018, grazie alla continuità politica di Orban ed alla generale rapidità impressa al Paese dalla concezione della “nuova Ungheria” teorizzata, appunto, da Orban.
Di conseguenza a quanto sopra, il continuo rafforzarsi dello sviluppo economico-sociale e le varie iniziative del Governo, hanno portato all’evidenza del consenso popolare verso Orban per cui non ci si meraviglia che le istituzioni rispondessero sempre più a questa “rivoluzione nazionale”. Del resto, lo stesso Orban, ha teorizzato il suo dire ed agire, sintetizzando il tutto nell’espressione “Democrazia illiberale”, che significa esprimere dei concetti pratici ed ideologici, nel senso della riscoperta dell’identità nazionale, ovvero della storia e delle tradizioni, della cultura e religiosa. Ciò trova logico il rilancio della Sovranità nazionale e dei relativi valori nella stessa Costituzione, valida dal Primo gennaio 2012. E’, quindi, naturale che si sia stata data, appunto, la centralità alla Famiglia, alla Tradizione, all’Etica ed alle Radici cristiane dell’Ungheria, ora, altro fatto emblematico, non più “Repubblica”.
In questa ottica politica, è stata ed è molto importante la lotta all’immigrazione clandestina, che assume una grande valenza, perché esprime chiaramente la difesa dei confini nazionali dal pericolo dell’invasione etnica e, specialmente, musulmana e dell’ordine pubblico interno. Orban, ha dalla sua, la grande esperienza negativa dei vari Paesi europei, con tutte le conseguenze sulla sicurezza interna ed esterna, costi economici e sociali e pericoli di ogni genere ormai ben presenti al loro interno, che hanno allarmato anche i cittadini di, fino a tempo, convinte democrazie, come i Paesi Scandinavi e prima l’Olanda, la Danimarca ed altre.
Orban e l’Ungheria esempi per altre nazioni dell’Europa
E’ inutile non riconoscerlo, piaccia o no, ma il Primo Ministro e la sua “Nuova Ungheria”, sono ormai da tempo dei punti di riferimento per buona parte dell’ opinione pubblica europea, di altri leader politici, imprenditori, economisti e, persino di altri Governi. Egli è ormai da anni uno dei primi ministri e leader politici a godere del maggior consenso in Europa e con sulle spalle una serie di vittorie personali e poli-tiche di grande risalto che, effettivamente, pochi suoi omologhi hanno: è riuscito indiscutibilmente vittorioso in sei elezioni, europee nel 2009, 2014, e 2019 e per il rinnovo del Parlamento nel 2010, 2014, 2018 ed inoltre, il suo partito, il FIDESZ, ha mantenuto un invidiato minimo di voti di ben il 44% ed, addirittura, il 49 per cento, nelle elezioni politiche il 49 del 2014). Tale constante ed alta espressione di consenso popolare personale e politico, conferma l’ormai stabile sintonia di Viktor Orban col popolo ungherese. Pur ammettendo tale reale situazione, vi è chi sostiene che questo consenso sia stato anche favorito dalla nuova legge elettorale il cui quoziente dà un eccessivo premio di maggioranza, i due terzi del Parlamento, al partito vincente di Orban, ottenuto proprio con le elezioni del 2014.
Intanto, nelle precedenti elezioni tale legge non esisteva ed Orban vinceva lo stesso e, comunque, questa teoria, dovrebbe, parimenti, valere per qualsiasi partito che, ovviamente, non è escluso a priori che possa vincere una o più elezioni.
A favorire ulteriormente Orban e la sua politica, pure la crisi creata dal Coronavirus, che ha portato il Primo Ministro a chiedere ed ottenere i poteri speciali dal Parlamemto, affrontatola con efficienza e soddisfazione della gente, aumentando ancora il suo gradimento e prestigio anche nei confronti di altre forze politiche e nei Paesi che a lui guardano.
Inoltre, tutte le speculazioni operate nei confronti del “dittatore” Orban, si sono rivelate un vero boomerang di figuracce per i suoi avversari in Europa, allorquando, alla fine di maggio, ha restituito i pieni poteri allo stesso Parlamento che, nel rispetto delle locali leggi, gli aveva concesso.
Per tutto ciò detto e per altro facilmente intuibile, non meraviglierebbe che Orban venisse riconfermato per un quinto mandato come Primo Ministro nel 2022-2026.
Quadrante Internazionale. SICILIA OCCIDENTE – Maggio 2020 . cartaceo
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