6 Maggio 2024
NELLE AULE dei TRIBUNALI

La Fondazione «Nicolaci-Bonomo» da quasi venti anni sarebbe divenuta, di fatto, una specie di proprietà privata nella quale chi di dovere ha mai voluto o potuto controllare. Forse il cambiamento di clima a Barcellona è già in atto: un’altra «intoccabile» è stata… toccata! Cangemi potrà dire la sua su tutto ciò che è successo nei 17 anni in cui è stato Segretario dell’IPAB. Da accertare se oltre a beni «alienati» a privati, familiari ed amici, siano scomparsi molti beni mobili di valore

La Fondazione «Nicolaci-Bonomo», è stata creata nel 1927, per svolgere una chiara e concreta azione sociale verso i bambini e ragazzi, per vari motivi, meno fortunati degli altr. Di sicuro, però, mai le due famiglie fondatrici avrebbero pensato che le loro intenzioni e il loro immenso patrimonio, molti decenni dopo, sarebbero andati in mano, come minimo, di poco accorti o malgovernanti, tanto da diventare uno degli scandali di cui, solo oggi, vedremo la reale consistenza, grazie all’intervento della «nuova» Procura locale.

Da troppo tempo, del resto, insistenti voci lanciavano sospetti di «corruzione», di beni mobili come opere d’arte, mobilio di per sé di grande valore, ma anche storico, culturale, artistico, statue, gioielli ed altro tipo di ricchezza, che avrebbero preso la via di case, uffici e giardini privati. Diversi presidenti e consiglieri negli anni si sono dimessi, finanche dopo pochi mesi, forse «allibiti» dalla carte e dalla realtà da loro viste; tanto che ancora non esiste il CDA dell’IPAB, a cui è connessa la famosa Opera pia «Nicolaci-Bonomo», ma solo il dottor Mariano Gangemi, da ben diciassette anni, ha resistito impassibile, quale Segretario dell’IPAB fino ai nostri giorni; quando, cioè è stato sospeso dal suo ruolo perché accusato di truffa e, a parere degli inquirenti, di una grande truffa aggravata e continuata nei lustri.

E’ stata, come noto, la Guardia di Finanza di Barcellona Pozzo di Gotto a portare avanti, con costanza, la difficile opera di accertamento fornendo quelle prove necessarie a far indagare, per ora, solamente il Mariano Gangemi e l’ex presidente dell’Ente Rodolfo Fiumara, nell’ambito dell’inchiesta, appunto, da parte della Procura della Repubblica di Barcellona PG.

L’indagine, tra l’altro, intende far sapere come mai il Gangemi, nonostante da dieci anni non sia più dipendente comunale di Barcellona – come prescrive lo statuto – possa essere rimasto, per tanti anni, al suo posto nelle sue funzioni di «eterno» segretario, ma saranno, verosimilmente, i sindaci di Barcellona, per i rispettivi tempi di loro sindacatura a fornire alla Procura le relative risposte. Non solo, il Gangemi, ricopriva da molti anni il ruolo di dirigente nel Palazzo municipale di Milazzo, fatto facilmente riscontrabile da chi lo ha nominato segretario dell’IPAB e da chi lo ha mantenuto per tutti questi dieci anni.

Le indagini hanno portato al forte sospetto degli inquirenti che lo stato di profonda e continua crisi sia stato causato proprio per poter disporre dell’alienazione dei beni che si trovano nei Comuni di Barcellona, Terme Vigliatore, Rodi Milici e Castroreale.

In questo senso ed in questo quadro, la pesante accusa al Gangemi è proprio quella di aver «dato» beni immobili, persino a «familiari, amici e parenti», ad ulteriore e chiara evidenza della sicumera che ormai si aveva nell’IPAB, tanto che mai un ufficio competente, una istituzione, abbia indagato su ciò che succedeva, nonostante le voci, i fatti e di nomi che circolavano quali interessati all’Ente. Chi ha dato permessi, documenti, chi ha «veramente» controllato che la destinazione dei beni fosse indirizzata in senso sociale, come era destinato dalle, altamente benemerite, Famiglie «Nicolaci e Bonono»? Ed, ancora, le somme dovute erano consone all’immobile «alienato», in comadato d’uso od in altro modo e, quante di queste somme di denaro sono state effettivamente riscosse? Queste ed altre ancora, sono le risposte che il Procu-ratore della Repubblica Salvatore de Luca ed il suo Sostituto Francesco Massara intendono ottenere, finalmente, dopo tanti lustri di mancato controllo assoluto!

Come per l’ATO 2, anche per l’amministrazione della Fondazione, nonostante le sempre più insistenti voci, ripetiamo, su sospette illegalità di vario genere e tipo, la gente comune era rassegnata: «tanto a Barcellona niente cambia…le coperture di parte delle istituzioni e politiche sono troppo forti, da sempre fanno quello che vogliono!» e via di questo passo. Del resto, non sono stati rari i casi in cui in certi uffici pubblici si sentivano espressioni di onnipotenza quali: «a noi ce la possono…», evidentemente, questi elementi, si sentivano le spalle sicure da molti anni… Ma da chi e perché? E quando si avviava qualche indagine, al solito, finiva a niente… Ed allora, le domande sono facili da intuire. Scarsa professionalità, negligenza, superficialità o…cosa? Ma, come spesso abbiamo scritto, «Dio non paga il sabato» ed, infatti, l’ATO 2 «carrozzone politico intoccabile» è ora sotto inchiesta ed ora anche gli amministratori della Opera Pia «Nicolaci-Bonomo», da lustri ritenuti anche loro intoccabili, sono stati toccati! Non solo, l’eco dei fatti è arrivato in Senato, dove Beppe Lumia del PD ha rivolto una decisa e precisa interrogazione al Presidente del Consiglio ed al Governo nella quale ha elencato i contratti della Fondazione con elementi della delinquenza locale con nomi e cognomi e le agevolazioni a loro concesse dagli amministratori dell’Opera Pia, denunciato il mancato introito di una somma pari a circa 800 mila euro per l’ «uso» dato di molti immobili a privati. Ad ulteriore conferma del senso di assoluta impuni-tà, non solo riaffermata dal senatore Beppe Lumia, ovviamente, vengono, solo oggi, a galla, ma molta gente ne parlava, appunto, apertamente da molti anni; il fatto, solo per fare un esempio, che in contrada «Salicà», nel Comune di Terme Vigliatore (me), un importante immobile era stato dato in affitto all’azienda agricola «Camilla Orsi» della moglie dello stesso Segretario dell’IPAB Mariano Gangemi e che il figlio di questi, è residente nello stesso immobile! Insomma, prossimamente, non mancheranno i colpi di scena e clamorose situazioni ed anche possibili coinvolgimenti di persone più o meno connessi negli anni all’attività amministrativa della Fondazione.

Intanto il dott. Mariano Gangemi, tra l’altro, in sua difesa afferma che «in qualità di Segretario, ritengo di aver fatto tutto ciò che era nelle mie possibiltà per potere dare dignità all’operato della Fondazione. Le difficoltà economiche, però, erano enormi, ed il commissariamento non ha, di certo, aiutato»-

In ogni caso, saranno le aule dei tribunali a stabilire la verità dei fatti e le responsabilità di ognuno, a seconda della capaci-tà delle parti a dimostrare, parzialmente od in tutto le proprie tesi.

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