La crisi del sistema penitenziario e le necessità di assicurare il recupero del reo
Il «piano-carceri» che sta per essere varato a cura del Governo nazionale prevede un investimento economico cospicuo, superiore ai 700 milioni di euro, finalizzato al rilancio dell’edilizia penitenziaria, sia in termini di recupero di strutture esistenti che di costruzione di nuovi stabilimenti penali, allo scopo di far fronte all’iperaffollamento e all’intollerabile promiscuità oggi prodottasi praticamente in tutte le sezioni detentive; all’assunzione di nuovo personale di polizia penitenziaria, di circa 2000 unità nei ruoli degli agenti e degli assistenti; al ricorso alla detenzione domiciliare per i soggetti detenuti con un residuo di pena di un anno, aspetto, questo, già ridimensionato nella sua portata dall’obbligo di un rigoroso vaglio esercitato, caso per caso, da parte della Magistratura di Sorveglianza, circa l’opportunità della concessione del cessato beneficio. Rimane, a fronte delle scelte compiute, il grande problema di come ridare «dignità» al tempo trascorso in detenzione e come il «trattamento» intramoeniale possa e debba servire al recupero del cittadino reo onde produrre, possibilmente, una risorsa per quel consesso sociale dove detto cittadino dovrà rientrare una volta pagato il suo debito con la società.
La soluzione di siffatto problema risulta, in concreto, decisiva, ove si voglia «recuperare un senso» al comportamento deviante che ha prodotto una lacerazione del patto sociale approntando, nel contempo, efficaci strategie di «governance» del reinserimento e della riabilitazione prevenendo la recidiva del reato.
Dott. NUNZIANTE ROSANIA
Direttore dell’Ospedale Psichiatrico
Giudiziario di Barcellona PG (me)
Il Dott. Rosania, oltre che valido esperto del suo settore e per questo consulente a vari livelli, perfino dell’’UE, è noto per il suo impegno a voler conciliare la sicurezza con il recupero «tecnico» ed umano del «reo-paziente» mediante, sempre, un serio apporto scientifico ma, anche, con un trattamento dei detenuti «aperto» nei servizi e nel rapporto «personale», linea che ha dato, negli anni i suoi frutti, ma senza mai cedere ad influenze di mode demagogiche «politico-
sociali» del momento.