L’ ennesimo caso di corruzione e concussione nella Sanità pubblica: al “Papardo” sospette assunzioni ed altro hanno portato agli arresti domiciliari l’ex deputato regionale Antonio Catalfamo ed un medico dirigente, ma vi sono altri indagati
Le pazienti ed attente indagini coordinate dal Dipartimento pubblica amministrazione della Procura della Repubblica di Messina, dei Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, hanno permesso una ordinanza cautelare da parte del GIP, Tiziana Leanza del Tribunale di Messina, al momento, dell’ex deputato all’ARS in questione e del Dirigente Medio Francesca Paratore .
L’accusa riguarda delle irregolari procedure relative a gare ed assunzioni presso l’Azienda Papardo di Messina, che risponderebbero a diversi interessi privati inerenti all’allora deputato ARS della Lega e poi transitato a Forza Italia.
La Guardia di Finanza del Nucleo di Polizia Economico-Finanziario del capoluogo, ha accertato una manovra tendente a favorire determinati soggetti, permettendo, così, assunzioni nelle ditte private, le quali si aggiudicavano gli appalti di servizi di pulizia e sanificazione del grande Ospedale e, quindi, “sostenendo” delle persone nei vari concorsi, mediante “precisi” bandi di gara, dei quali uno di quasi 54 milioni di euro!
In sostanza, gli inquirenti, sebbene ancora nella fase dell’accertamento preliminare, hanno ricostruito tutta una sorta di strumentalizzazione della struttura ospedaliera a fini politici, specialmente in relazione alle elezioni amministrative di Messina del 12 giugno 2022 e di quelle regionali del 25 settembre 2022. ed a quelle amministrative Regionali del 25.09.2022.
Dall’indagini, emerge anche il nome dell’avvocato ed Assessore alla Cultura presso il Comune di Barcellona Pozzo di Gotto, Angelita Pino, la cui posizione, però, sembra piuttosto diversa.
Infatti, in questo caso, si tratta di un tentativo per corrompere la professionista barcellonese, allora, consigliere comunale di Forza Italia, prospettandole un incarico legale di 15 mila euro, in cambio del suo passaggio al movimento “Prima il territorio” di Antonio Catalfamo, ma tale “baratto” non avvenne, per cui, questo tentativo di corrompere l’Assessore Pino è fallito, come afferma la stessa accusa.
Un secondo nome emerso dall’indagine è quello del giornalista Santi Cautela, che sarebbe stato favorito con delle Borse di studio dal Catalfamo, del quale era “addetto stampa”.
Fatti contestati dall’accusa al Catalfamo, motivato dall’esigenza: “che gli garantisse serenità economica necessaria per continuare a prestare gratuitamente i propri servigi a favore suo e del movimento politico di appartenenza, non abbia esitato ad attivarsi per propiziare l’indizione da parte dell’azienda ospedaliera Papardo di un bando ad hoc per l’assegnazione al suo protetto di una borsa di studio in materia di comunicazione”.
Tra i vari casi e situazioni al vaglio, anche quello del Consigliere al V Quartiere di Messina di F.I, Giovanni Bucalo, che il Catalfamo voleva inserire come dipendente della ditta “Pulitori d Affini spa”, che aveva vinto l’appalto. Per questo Catalfamo e la sua “alleata”, il medico dirigente Francesca Paratore, secondo l’accusa, facevano forti pressioni sugli alti dirigenti amministrativi del Papardo, Mario Paino e Salvo Munafò, i quali, a quanto pare, “resistevano” a tale richiesta. Fatto, questo che avrebbe irritato l’allora parlamentare regionale,decidendo di occuparsi della faccenda personalmente e come, si evincerebbe da alcune intercettazioni con Paino: “Gli devi dire ai tuoi amici del quarto piano, che domani rimango lì fino a quando non risolvono questa situazione che se la tirano da 45 giorni… siccome io le loro priorità le ho attenzionate sempre, quando ci sono delle priorità, loro le devono attenzione, altrimenti cambiamo sistema”. Secondo gli inquirenti il messaggio minaccioso era evidente ed, infatti, il 20 aprile 2022, Giovanni Bucalo viene assunto provvisoriamente, come autista dalla ditta ”Alhambra s.r.l.”.
Da tutto ciò ed altro, si spiega quanto sottolineato nei confronti del Catalfamo, dal GIP Leanza: “Per raggiungere il proprio scopo, l’indagato non solo si faceva lecito di sollecitare la “pratica” nelle sedi opportune, dandole quella che definiva una “spinta emotiva”, ma financo di minacciare in più occasioni, sia personalmente che per il tramite della Paratore, i dirigenti Paino e Munafò di pesanti ritorsioni politiche per piegarli ai suoi desiderata…”
Inoltre, una delle tante significative intercettazioni che chiarisce i reali rapporti e la reciproca collaborazione della dirigente amministrativa Paratore con Catalfamo come, appunto, emergerebbe anche dalle intercettazioni. “Vabbè Antonio, tu lo sai che io faccio quello che mi dici tu, io non ho problemi… Antonio, allora tu lo sai benissimo che io intanto mi sto zitta sulle cose, intanto faccio quello che tu mi dici, basta che tu mi dici una cosa”.
Particolare non trascurabile, l’inchiesta ha avuto origine da alcune intercettazioni fornite dalla Procura di Palermo, alla quale erano state trasmesse dalla Procura di Milano inerente ad un procedimento colà in corso.
In ogni caso, vedremo i prossimi sviluppi di questa vicenda giudiziaria.
E, comunque, chiaro quanto spesso da Noi ribadito, ovvero, che sarà nelle “Aule dei Tribunali” che si stabiliranno fatti e responsabilità singole e collettive.
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