Ad Asmara “La piccola Roma”, le opere del “Regime” patrimonio dell’Umanità

Le Nazioni Unite hanno dichiarano «eredità

mondiale» la capitale della ex colonia italiana.

Gli edifici costruiti negli anni Trenta sono «un

esempio eccezionale di modernismo»

 

Da decenni martoriata dalle guerre contro l’Etiopia ed interne tra fazioni, l’Eritrea situata nelle parte nord-orientale sulla costa del Mar Rosso, fu la prima colonia italiana dal 1869, alla fine della II Guerra Mondiale. Il primo nostro insediamento avvenne grazie all’acquisto della Baia di Assab, dall’allora governo italiano, operato dal padre lazzarista Giuseppe Sapeto.

Il legame sempre più stretto tra gli eritrei e noi italiani, si dimostrò in tante occasioni, specialmente, durante la conquista dell’Etiopia, nel 1935-1936 e durante tutta la guerra, mondiale con il contributo di tanti combattenti, molti dei quali morti e feriti  al nostro fianco. Del resto, il loro sentimento di amicizia con l’Italia si mantenne anche nel dopoguerra, cementato dal lungo periodo di convivenza con gli Italiani.

La capitale Asmara, in particolare, è la sintesi della testimonianza della presenza culturale ed artistica degli italiani la cui lingua è ancora parlata seppur, ovviamente, non come un tempo.

Le opere ed il lavoro italiani furono intensi, soprattutto durante il Fascismo e, logicamente, sempre apprezzati dagli eritrei, ma a decenni di distanza, un grande avvenimento rinnova la memoria su quel paese, ed in particolare, su Asmara, la cui concentrazione di tali opere ed ingegno italiani ha fatto che Asmara sia stata appellata come “La piccola Roma”.

In questo quadro. nel 2017, l’UNESCO, Agenzia Onu per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, riconosce quelle opere “patrimonio dell’Umanità”, con la chiara e significativa motivazione: «Un esempio eccezionale di urbanizzazione modernista».

Un lavoro di idee, fantasia, di cultura e senso della Civiltà e preparazione tecnica degli architetti italiani, in una atmosfera di oggettivo entusiasmo e volontà di essere e fare, con uno spirito di orgoglio personale, professionale e, specialmente, nazionale incorniciato in un sogno si “grandezza dell’Italia”, sogni, in cui la stragrande maggioranza degli Italiani ha creduto ma che poi, i tragici eventi bellici, hanno definitivamente sepolto. Sarà, ed anzi, è già la Storia a rimettere ogni cosa al suo logico e reale posto e che, come sempre, quanto prima presenta i conti agli Uomini, alle Idee ed ai Fatti!

In effetti, Asmara ha mantenuto il fascino di una cittadina di provincia del nostro Meridione, con viali alberati, allarghi, fontane, bar, cinema, palazzi pubblici razionalisti e villette immerse nel verde, il merito principale è, di certo, della sua gente, tanto tollerante e saggia da preservarla.

 

«…ma cosa è rimasto ad Asmara, della «piccola Roma»

L’Unesco sottolinea questo riconoscimento internazionale: «E’ il frutto di anni di ricerca, pia-nificazione e impegno concreto, una vittoria non solo per l’Eritrea, ma per l’Africa, perché nonostante l’impronta coloniale Asmara appartiene all’identità eritrea e alla sua battaglia per l’autodeterminazione».

Dopo l’abbandono dell’Eritrea da parte degli Italiani, anche e soprattutto ad Asmara, non vi è stata, la cancellazione di tutto ciò che l’Italia costruì, a comprovare come tra i due popoli vi fosse una sostanziale amichevole intesa, simpatia e sana convivenza, per cui mai astio.

Di conseguenza, nulla fu abbattuto o cancellato, anzi, anche i simboli più significativi dell’Italia vennero preservati come l’Albergo Italia, in stile umbertino, inaugurato nel 1899 e che anzi venne restaurato mantenendo il suo simbolo di modernità estrema, cosi-ccome la Stazione di servizio Fiat Tagliero, progettata nel 1938 da Giuseppe Pettazzi con tettoie a forma di ali, come un aeroplano pronto a decollare. Sono rimasti, con le loro insegne in caratteri cubitali, i cinema Cinema Odeon, il Roma, l’Augustus, l’Impero che si trovano sul corso principale, ma continuano a vivere pure i Bar Centro, il Moderno, il Venezia, e molti palazzi sul corso principale. Non ci dimentichiamo poi che nel 1938 Asmara era la capitale della «colonia primigenia», una città modernissima per l’epoca, con quasi centomila mila abitanti, 53 mila italiani.

Il rispetto dei “nemici” inglesi per l’arte, la cultura e la civiltà italiane

E’ ciò che poteva, ovviamente, accadere, dato gli anni di guerra tra i due popoli, ma, fortuna-tamente, il senso della Civiltà e del riconoscimento degli altrui meriti ed identità, ha prevalso nello spirito inglese, già nell’aprile 1941, quando occuparono Asmara. Imposero alcune regole pratiche di uso inglese ed, ovviamente, si presero tutto ciò che poteva servire quali mezzi, ma-teriali vari, progetti, studi, insomma, tutto ciò che poteva loro servire, ma assicurarono, mantenendo la promessa, che avrebbero lasciato tutto al loro posto pure la importante parte costruita dal Fascismo, di arte e cultura presenti ad Asmara.

Altra fortuna, nonostante la trentennale guerra per l’indipendenza dall’Etiopia 1961-1991, in effetti miracolosamente, Asmara si è salvata ed oggi con quasi un milione di abitanti, l’ “italiana” zona centrale, compresa la parte dell’ “Era fascista”, è ancora orgogliosamente in piedi, quale testimone di una Storia e di una Civiltà. E’, questo, che và ad onore del popolo inglese!

 

The futuristic Fiat Tagliero Building (1938) in Asmara, Eritrea, was built to resemble an aircraft.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

…Solo alcuni degli esempi di architettura e genialità italiani ad Asmara!

 

Storia & Documenti– SICILIA OCCIDENTE – maggio 2020 – cartaceo

 

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