4 Maggio 2024
STORIA & DOCUMENTI

Una pagina di Storia della Sicilia da ricordare: «La Rivolta del Sette e mezzo» del 15 Settembre 1866. I Palermitani insorgono contro il Regno d’Italia

Fu la sollevazione popolare avvenuta a Palermo dal 16 al 22 Settembre 1866. chiamata del “sette e mezzo” perché durò sette giorni e mezzo. Una violenta dimostrazione antigovernativa, avvenuta al termine della terza guerra di indipendenza, organizzata da ex garibaldini che si erano uniti ai Mille dopo lo sbarco, delusi, reduci dell’esercito meridionale, partigiani borbonici e repubblicani, che insieme formarono una giunta comunale.

La caratteristica peculiare della rivolta del 1866 fu in ogni caso la contemporanea partecipazione della destra estrema e della sinistra. Indicativo è il fatto che la giunta rivoluzionaria aveva un presidente borbonico, il principe di Linguaglossa ed un se-gretario mazziniano, Francesco Bonafede.

Tra le cause: la crescente miseria della popolazione, il colera con le sue 53.000 vittime, l’integralismo dei funzionari statali, che consideravano “quasi barbari i palermitani”. L’Isola era ormai ridotta in uno stato di polizia e le speranze di chi voleva vedervi una realtà progressista erano state ampiamente disattese.

La Sicilia insorse contro l’Italia dei Savoia! Quasi 4.000 rivoltosi assalirono prefettura e questura, uccidendo l’ispettore generale di polizia. La città restò nelle mani degli insorti e la rivolta si estese nei giorni seguenti anche nei paesi limitrofi, come Monreale e Misilmeri; fu stimato che in totale gli insorti armati fossero circa 35.000 in provincia di Palermo. La rivolta del “Sette e mezzo” ebbe molti punti in comune con la battaglia di Savenay, a partire dal fatto scatenante che fu l’obbligo di leva per i giovani siciliani con la Legge Pica..

Il governo italiano dei Savoia decise di proclamare lo stato di assedio e di adottare contro il popolo palermitano una dura repressione, con rappresaglie, persecuzioni, torture e violenze. Oltre diecimila i ragazzi rimasti senza tomba e senza nome, bruciati vivi mentre dormivano nei pagliai. Fu imposto di sparare a vista su qualsiasi passante, tanto che fino a febbraio del 1867 furono migliaia le fucilazioni e la popolazione fu costretta ad assistere al passaggio di colonne di detenuti in catene, spinti a calci e bastonate verso i luoghi di detenzione. Le navi della regia Marina e quelle inglesi bombardarono Palermo, molti dei rivoltosi furono arsi vivi e i Piemontesi andarono casa per casa ad uccidere i palermitani e distrussero la città che fu poi riconquistata da circa 40 mila soldati! La rivolta di Palermo, come da alcune interpretazioni storiografiche, è ricordata non come una legittima seppur violenta ri-voluzione popolare”, ma come episodio di “malandrinaggio collettivo”, distorcendo la storia ed offendendo i martiri siciliani i quali, da rivoluzionari che chiedevano solo l’applicazione di forme di «autonomia siciliana», diventarono banditi e mafiosi.

Qialche anno fa, l’alloragruppo «Autonomisti di Base», presentò una proposta mediante il proprio rappresentante presso la provincia Regionale di Messina, Tonino Calabrò, da estendere a tutte le altre province siciliane, affinchè fosse istituita una giornata della memoria e inserisca, a pieno diritt,o i Siciliani «quali martiri di quegli eventi che portarono all’Unità d’Italia».

A tal proposito, aggiungiamo Noi, che S.O. ha sempre cercato di far riscoprire la “vera” Storia della Sicilia ed in particolare quella “verso l’Unità d’Italia”, ma non nel senso deleterio di rinnovare odi, sospetti e scontri a vari livelli, nostalgici ed irrealistici, bensì nell’ambito di una “Grande famiglia nazionale” che voglia finalmente ri-dare verità e dignità a tutte le Genti d’Italia..

In questo senso, la posizione nostra è quella della bandiera italiana con al centro la Trinacria. In questa sintesi di colori e simboli, deve essere la Patria italiana, ma è altresì oramai logico e giusto riflettere sul passato per ridare verità e onore ai Siciliani ed alla Sicilia, di cui il grande federalista milanese Carlo Cattaneo ebbe a dire: “L’Italia non può diventare solo e semplicemente una annessione al Piemonte, né tanto meno un stato centralizzato; le diversità storiche, e tradizioni culturali, religiose, costumi, mentalità degli stati preunitari sono troppo marcate ed, inoltre, vi è una terra che per posizione geografia, millenaria storia, cultura, tradizioni, ha le caratteristiche di una vera e propria Nazione: la Sicilia!”. 

Sopra. La bandiera dello Stato Siciliano del 1848-1849.

STORIA & DOCUMENTI – S.O. Gennaio 2017 – cartaceo

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Sicilia Occidente

Mario Alizzi, giornalista, è nato a Barcellona Pozzo di Gotto in Sicilia il 1° Luglio del 1949 iniziando, a diciannove anni, come corrispondente del quotidiano biregionale la “Gazzetta del Sud” di Messina. Quindi, si trovò ad Atene per diversi periodi tra il 1970 ed il 1974 dove lavorò presso una testata giornalistica, in quei tempi di livello nazionale e molto considerata soprattutto negli ambienti della Destra greca. Ad Atene, oltre all’attività giornalistica, insegnava lingua italiana presso un noto istituto linguistico per studenti greci diretti alle università italiane. Certamente decisiva è stata l’esperienza ellenica per la sua formazione professionale, politico-culturale ed umana, tanto da rimanere molto legato alla Grecia come ad una seconda patria e dove, ancora oggi, si reca per motivi di lavoro, studio e turismo ed appunto, per i legami con diversi amici ed ambienti ellenici. Dopo gli studi liceali, si laureò in Scienze Politiche, scegliendo l’indirizzo Storico-Politico, presso l’Università di Messina e, nel 1979, appena sposatosi, si trasferì a Roma, per lavorare nella redazione di una prestigiosa testata di livello internazionale “CONFIDENTIEL” che si occupava di studi strategici e politici, economici e di conflitti militari, la cui sede editoriale era a Parigi. A causa di una improvvisa crisi finanziaria della sezione italiana, gli fu proposto di trasferirsi in una delle redazioni estere ma preferì ritornare nella sua terra di Sicilia dove fondò, e dirige tuttora, il mensile “SICILIA OCCIDENTE”, il cui primo numero, come “agenzia di stampa”, vide la luce il 6 settembre del 1982. Dal gennaio del 1986, la piccola “agenzia stampa” si trasformava in tabloid e nella grafica, divenendo uno dei primi esempi di editoria da tavolo – verosimilmente, S.O. fu la prima Testata giornalistica ad usare in Italia l’allora “rivoluzionario” computer Macintosh – e una delle più apprezzate testate giornalistiche della stampa periodica italiana. Particolarmente seguita, tra le altre, la pagina estera che, in modo controcorrente, già nel settembre del 1988, descrisse come e perchè della fine della Jugoslavia e, quindi, dell’Urss nel maggio del 1990. Oltre ad essere editore e direttore del mensile “Sicilia Occidente”, Mario Alizzi ha anche creato e diretto per alcuni anni una radio privata, “Antenna Sicilia Occidente” – FOTO. Luglio 1991, il Direttore con il poeta Carmelo Famà negli studi dell’emittente -. Nel 1994, in casa sua, con un gruppo di amici professionisti, fondò il “Comitato CIVITAS di unità ed orientamento dell’Opinione pubblica”, proprio sulla scia delle famose “Opinion Lobby” di anglosassone tradizione, specie per la Sicilia, il primo del genere; questo agile Comitato ha avuto una parte importante nella vita della sua Barcellona e della Provincia di Messina attraverso idee, progetti, sollecitazioni ma anche censure e denunce di vario genere tendenti a far sentire la voce dei Cittadini ed il reale coinvolgimento di questi nel “governo” della Città. Per certe materie ed occasioni, il CIVITAS è, anche, riuscito ad avere notorietà nazionale e perfino internazionale e poi, proprio per la sua graduale espansione ed esperienza si è preposto nuovi traguardi, anche e soprattutto, mediante una azione euro-mediterranea. Per questo, l’ormai “ristretto” e quindi superato Comitato si trasformato, dal 19 Marzo 2004, in “Movimento Culturale e Sociale CIVITAS EUROPA” acquistando maggior evidenza e prestigio. Mario Alizzi, è pure conosciuto per essere stato per anni un attivo redattore e seguito opinionista presso importanti emittenti televisive siciliane mentre la sua firma è apparsa, in diversi frangenti, anche su altre Testate quotidiane e periodiche, specie per la sua competenza in materia di politica estera. Mario Alizzi, in effetti, sin da giovane, è sempre stato un appassionato di Politica Estera, tanto che, nel panorama della stampa locale e regionale, ha contribuito nel far allargare ed approfondire lo spazio verso le vicende estere, prima sempre trascuratissime. Via via negli anni, difatti, anche diversi quotidiani regionali, hanno dato molta più attenzione e spazio alla realtà ed alla politica estera in generale. Si spiega così, come da decenni, per la sua frequentazione di ambienti diplomatici, Mario Alizzi sia stato “consulente” di alcune ambasciate presso lo Stato Italiano e, quindi, sia divenuto un esperto di politica internazionale, in particolare, a suo tempo di “Affari sudafricani” essendo stato, appunto, collaboratore dell’ ambasciata del Sud Africa a Roma ed, ovviamente, di “Affari ellenici” e, quindi, di quelli dell’area balcanica e mediorientale. Molto apprezzato, inoltre, il rilievo dato da Mario Alizzi, negli anni, all’informazione sulle Forze Armate e la NATO. SICILIA OCCIDENTE, infatti è, l’unica Testata italiana, non specialistica, che dedichi un apposito ed interessante spazio al settore militare, tanto da conseguire spesso vari riconoscimenti ed apprezzamenti da parte di Ministeri della Difesa ed ambienti militari italiani ed esteri.

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