3 Maggio 2024
Chi è ?

NINO GENTILE: io non sono un Pittore, non sono un Artista: sono un Uomo…

«Io non sono un Pittore: sono un Uomo che cerca di creare con le idee delle forme. Il Colore e il Segno sono solo automatismi che si intersecano tra essi, io mi limito ad assemblarli. Non sono un Artista: sono un Uomo che si appassiona alle nuove forme reali del mio tempo usando materia che, di per sé, non ha forma.

Sono forse un semplice Assemblatore. Diffido, quasi sempre, da quei critici d’arte professionisti che sono troppo impregnati in infrastrutture intellettualistiche.

Il critico più severo è il Pubblico visitatore, quando trova emozione e piacevolezza nell’opera».

NINO GENTILE 2In queste pochissime righe è spiegato il principio «filosofico» e culturale di Antonino Gentile, detto, «NINO». Gentile, che nasce a Barcellona PG (Me) nel 1944, dove vive ed opera attivamente la sua passione, da decenni, ma che ormai è abbastanza conosciuto per le numerose e variegate esposizioni locali, regionali e nazionali ma, anche con, significativi riconoscimenti ed onorificenze come al «Trofeo Città di New York, Primo Premio Basilikon, Secondo Premio Città di Rozzano (MI), Terzo Premio San Giorgio e Terzo Premio San Leonardo, questi due a Gioiosa marea (ME).

Nino Gentile, inizia il suo percorso artistico-culturale, con quella giusta umiltà di colui – come nelle sue parole di cui sopra – che sa che, questa, è necessaria se si vuole veramente imparare e crescere, specialmente, nel settore pittorico ed artistico dove sono in troppi a voler far credere di essere diventati «grandi» in pochi anni e dove l’egocentrismo assume, a volte, livelli paradossali e, finanche, quasi ridicoli. Ed è questo, che ci pare di cogliere quanto scrive sulle sue presentazioni ad ogni occasione espositiva, ovvero sottolineando che il suo divenire pittorico inizia già dall’adolescenza, frequentando valenti decoratori, prendendo lezioni di pittura, disegno e plastica con noti Maestri come Giovanni Biondo, apprezzato nel disegno, pittura e scultura o l’indimenticabile pittore Iris Isgrò che insegnò a Nino Gentile il disegno ornamentale, od anche, Salvatore Crinò, abile maestro dell’intagliatura e, quindi, quello che Nino Gentile, giustamente, definisce, oltre che qualificato maestro di pittura e docente d’arte, Maestro di Vita!

Nino Gentile, negli anni ‘70, partecipa a molte «collettive» con pittori, allora, detti «impegnati» ed Milano, dove, si era trasferito, lavora per tre anni, ma è ritornando nella sua Barcellona Pozzo di Gotto, che Nino Gentile si «ferma» un pò, per quella che lui stesso chiama «riflessione». E’ questa che lo porta a far tesoro della sua già esperienza culturale, tecnica ed umana, presentandosi in numerose esposizioni nelle cui opere si nota «il nuovo» e gli interrogativi di ieri e del futuro.

Il pubblico, degli attenti maestri e colleghi lo notano positivamente in questa sua maturazione generale, personale e tecnica.

In questo nuovo momento, Nino Gentile si definisce «Poeta Libertario» e si ispira ai Maestri del secondo ‘900, preferendo ormai la pittura sperimentale del XXI secolo, dal Magmatismo del nuovo Materico, dalla scultura-pittura, alle installazioni, dalla trasporta del superamatico alle sue incasticità delle fenditure. E’, quindi, proprio in questo suo nuovo andare che il pittore siciliano abbandona definitivamente l’accademismo e dal 2008 si proietta in nuove tecniche, come sopra accennato, creando composizioni di nuovo stile artistico, aprendosi ad una nuova stagione espressiva artistica. Tutto ciò, lo porta ad avere un nuovo tipo di consenso, che va oltre il semplice miglioramento tecnico, perché i «motivi ispirativi» sono anch’essi nuovi, come tutto il suo secondo percorso che lui stesso data, come detto, nel 2008, ma che maturava, ovviamente, da tempo.

Trova nuovi colleghi che lo capiscono e lo apprezzano e con loro ha inteso allargare il messaggio e condivide un nuovo de-stino pittorico-culturale ed umano. Quando Nino Gentile, si è autodefinito «Pittore Libertario», non intendeva, affatto, confondersi con i soliti «intellettuali di professione», magari «nominati» e sponsorizzati dalla bassa politica di vario colore, ma semplicemente «libero pittore», che si è stancato di sentire i soliti «Soloni», «parrucconi» e «tuttologi» di ogni risma.

Lo ha potuto fare perché ha avuto la forza della logica e l’onestà intellettiva, prima con se stesso e poi con gli altri. Non a caso, del resto, il suo rifugio e base, insieme ad altri suoi valenti colleghi, si chiama «ART STUDIO DIOGENE», ovvero, sempre in cerca di se stesso e della verità.

 

Mario Alizzi

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