L’Operazione “Beta 2”: le condanne definitive per Lo Castro e Borella ed i legami con la cosca mafiosa dei Romeo-Santapaola
Il tutto viene a galla grazie alla sempre paziente ed attenta indagine della Procura di Messina e dei Carabinieri dei ROS, inerente la “cellula” mafiosa legata al clan dei Santapaola–Ercolano di Catania che si era ramificata a Messina, avvalendosi di professionisti, imprenditori, titolari di società e funzionari pubblici per la gestione di illegali affari vari, riguardanti il “mondo di mezzo” del capoluogo.
Ora, la sentenza della Cassazione, per i riti ordinari dell’operazione sul gruppo Romeo-Santapaola, è chiara, perchè otto condanne diventano definitive e, quindi, solo per una si dovrà rifare il processo presso la Corte di appello di Messina.
La Cassazione, ha perciò stabilito le condanne definitive: due anni e 8 mesi con una parziale assoluzione per il costruttore Carlo Borella; 9 anni all’avvocato Andrea Lo Castro; 8 anni all’affarista Michele Spina; 8 anni di reclusione e assoluzione parziale a Stefano Barbera; 2 anni per l’ex funzionario comunale di Messina Raffaele Cucinotta; 2 anni e 6 mesi ad Alfonso Resciniti ed 1 anno e 3 mesi a Guido La Vista, mentre per Gaetano Lombardo è stato è stato deciso l’annullamento della condanna a 2 anni con rinvio della precedente sentenza, per cui si dovrà arrivare ad un nuovo processo di appello a Messina.
In particolare, in primo grado, i giudici hanno descritto il Lo Castro: «È il consigliori dell’associazione, è punto di riferimento costante ed indiscusso dell’associazione, nelle sue massime esplicazioni soggettive, professionista privo di scrupoli che con pervicacia e presunzione ha messo il proprio elevato ruolo a disposizione del sodalizio del quale ha condiviso, sia pure ab externo, obiettivi, finalità e ideali. La figura del Lo Castro, così rassegnata, si incastra perfettamente con la nuova struttura della mafia, lontana per certi versi ormai dai canoni tradizionali, che persegue l’ambizioso fine di penetrare nel tessuto economico ed imprenditoriale lecito mediante stratagemmi e modalità illecite finemente architettati».
L’indagine dei Carabinieri del Ros ed, allora, coordinata dal Procuratore aggiunto Sebastiano Ardita nel 2017, portò all’arresto di 30 persone, con l’accusa di voler: «assumere il controllo di servizi di interesse pubblico (quali quello per la consegna a domicilio di parafarmacie per la distribuzione dei farmaci), di autorizzazioni e concessioni (per l’esercizio dei giochi), per condizionare l’andamento di pubbliche forniture (quali quelle legate all’acquisto da parte del Comune di Messina di immobili da adibire ad alloggi), per assumere il controllo e l’esecuzione di pubblici appalti».
Se non facciamo errore di omonimia, pare, che L’avv. Lo Castro, negli anni passati, abbia avuto pure un ruolo politico, diventando, sebbene, come tanti altri, proveniente dalla Sinistra, un uomo di fiducia in un partito in quei tempi imperante a Messina e provincia, ufficialmente di “destra”, ma che, di fatto, era divenuto un “porto” per chi voleva “riciclarsi” e quindi far parte della “corte” dei potenti di turno…
FOTO. Carlo Borella ed Andrea Lo Castro
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