«La libertà religiosa nei Paesi comunisti ed Ostpolitik della Santa Sede» la tesi di laurea
La seconda parte della Tesi è stata, invece, dedicata all’analisi dei rapporti diplomatici intercorsi tra i governi di tali Paesi e la Santa Sede con particolare riferimento alla cosiddetta “ostpolitik”, la discussa politica di “distensione” tentata tra il 1963 e il 1978 con risultati il più delle volte ambigui e mai soddisfacenti.
Tale analisi è stata preceduta da alcuni chiarimenti, basati sui documenti del Magistero, riguardo alla incompatibilità tra cattolicesimo e socialcomunismo ed alla ferma condanna del comunismo più volte ribadita da tutti i pontefici a partire da Pio IX fino a Benedetto XVI e presente implicitamente anche nei documenti del Concilio Vaticano II, dove nella «Gaudium et spes» viene richiamata in nota ben tre volte la Lettera Enciclica Divini Redemptoris di Pio XI sul comunismo ateo.
A conclusione di questa seconda parte, si è posta l’attenzione anche sul differente atteggiamento assunto da Giovanni Paolo II verso il totalitarismo comunista e che fu una delle cause determinanti della sua implosione: il Pontefice polacco cominciò, infatti, a mettere in discussione la divisione dell’Europa decisa a Yalta – pensando ad un Vecchio Continente riunito sul fondamento di una rinascita religiosa popolare – ed ampliò il fronte dello scontro con i comunisti dal piano semplicemente della libertà di religione e di culto a quello della dignità della persona umana, spronando i governanti al riconoscimento di principi, libertà e diritti – vita, famiglia, proprietà, lavoro, solidarietà, libertà di pensiero e di espressione – che rendessero effettiva la sua tutela. Si è fatto inoltre riferimento alle apparizioni della Madonna a Fatima ed al suo messaggio, in particolare per quanto attiene al suo significato fondamentalmente anticomunista e di conferma della filosofia della storia del Magistero della Chiesa cattolica, che tramite la dottrina sociale della Chiesa indica un comportamento sociale orientato all’edificazione di una civiltà cristiana.
Nell’ultima parte della Tesi, infine, si è attualizzato il tema centrale per trarre alcune conclusioni valide anche oltre il circoscritto campo spazio-temporale di partenza – non solo per i Paesi ancora governati da regimi comunisti, ma anche per quelli retti dalle moderne democrazie laiciste e secolarizzate – analizzando il contributo della Chiesa all’elaborazione dei giusti concetti di libertà religiosa, democrazia, sana laicità, diritto naturale, missionarietà, educazione, dimensione pubblica della fede, principi non negoziabili, rapporto tra fede e ragione, radici cristiane dell’Europa e identità culturale dell’Occidente.
Relatrice è stata la Chiar.ma Prof.ssa Sara Domianello, mentre la commissione, presieduta dal Prof. Salvatore Berlingò, era composta dai professori Luigi D’Andrea, Carlo Busacca, Francesca Pellegrino, Lucilla Risicato.
Al nostro amico ed efficiente collaboratore ed alla sua famiglia le felicitazioni di «Sicilia Occidente».