DOPO LA SEMILIBERTA’ ALL’ ASSASSINO DI GRAZIELLA CAMPAGNA, IL FRATELLO PIETRO: “CI VERGOGNIAMO DI ESSERE ITALIANI E LO STATO E’ L’ESECUTORE MORALE DI GRAZIELLA”
Soprattutto nella nostra Provincia di Messina, grande ed amarissima sorpresa per la scarcerazione dell’omicida Giovanni Sutera, già definitivamente condannato all’ergastolo per dell’allora ragazzina Graziella Campagna, uccisa, a 17 anni presso Messina, il 12 dicembre 1985, a causa di una particolare “agenda”, ai cui fatti vi rimandiamo.
Il logico sconcerto del fratello Pietro, per ben trentasette anni nell’Arma dei Carabinieri, oggi in pensione, si vede sia nell’espressione del suo volto, che nelle sue spontanee, logiche e significative parole: “Giovanni Sutera, in tutti questi anni non ha mai fornito un contributo alle indagini e non si è mai pentito, non ha mai detto la verità e non merita dei benefici, è una legge sbagliata”.
A proposito del killer Sutera – sottolinea Pietro –: “Intanto sono due ergastoli, uno per mia sorella ed uno per un gioielliere, non è un ergastolo, dovrebbero essere 60 anni di galera, ma ne ha scontato solo nove anni. Quello che proviamo è indescrivibile, è un dolore enorme, oltre ad essere indignati mi vergogno di essere essere un cittadino italiano in questo momento. Non si può accettare” e, quindi, Pietro Campagna si chiede e chiede: “Non ha pagato il suo debito, come ha ottenuto questa semilibertà? Già in passato l’ha ottenuta ed è stato rinchiuso, era stato revocato il provvedimento, oggi su quale base?! Gianni Sutera fa volontariato…?!
Pietro Campagna, ora paventa e si domanda, con amara ironia, che venga scarcerato pure l’altro assassino, Gerlando Alberti… ed anzi: “E’ possibile che per ottenere giustizia ci dobbiamo rivolgere alla TV?” e solo così, infatti, allora il provvedimento venne revocato.(SIC) ed, ora, “stiamo facendo la stessa cosa…”.
Il fratello di Graziella, ricorda come Sutera non stesse male e, quindi, non ci fosse alcun motivo per scarcerarlo, eppoi: “perchè questi non collaborano e, non parlano? Perché chi copriva la latitanza… loro sono personaggi del luogo e sono personaggi che dagli atti processuali emergono…”
“Andiamo nelle scuole a parlare di legalità, a parlare del caso di Graziella, ma quando ci chiedono dove sono gli assassini di vostra sorella cosa possiamo rispondere?» ed: “Ancora una volta la giustizia ci fa vergognare di essere italiani”.
Infine, una sofferta conclusione di Pietro Campagna: “Io mi sento tradito. Per trentasette anni sono stato fedele all’Arma dei Carabinieri ed allo Stato, ho scelto la via della Giustizia e non della vendetta… c’erano tutti i presupposti per vendicarmi, ci siamo trovati dinanzi ad un muro di cemento armato!” e, quindi, veramente e logicamente scosso e deluso, conclude con un giustificatissimo sfogo, che, verosimilmente, la stragrande maggioranza degli Italiani condividono: “lo Stato è diventato esecutore morale della morte di mia sorella, un cattivo esempio…!”
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