8 Maggio 2024
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CIVITAS Europa 2023 – V Edizione: le MOTIVAZIONI

SALVO CURRÒ      

Pittore

Architetto e “urban sketcher”, Salvo Currò vive e lavora a Milazzo, dove insegna alle scuole secondarie di primo grado. Il suo esordio risale al 1968, quando, dopo aver frequentato un corso disegno, inizia il suo percorso che lo porterà a esporre in collettive e mostre personali in varie città d’Italia, con successo di critica, e di pubblico.

Ha esposto a Milazzo, con due personali tra il  1994 e 1996 Milazzo, Paladiana e Borgo antico, presso l’Antiquarium di Rodi Milici nel 1997, e presso la galleria Scarabelli di Acireale nel  1999. Ha partecipato a numerose collettive sul tema del disegno dell’ambiente e del paesaggio contemporaneo.  Tra le più importanti La Palazzata, Messina 1985, I Biennale d’Arte Moderna di Rodì Milici, La Telaccia a Torino, e sempre nel 1986 il  Premio Italia Beato Angelico a Firenze, nel 2001 e sempre lo stesso anno  The International Design Competition Museum of SHI-GA, in  Giappone.

Appassionato anche di calcografia, tra gli anni 80’ e 90’ ha collaborato con una scuola d’incisione insieme con alcuni maestri siciliani. Dal 2012 frequenta Mediterranean Sketchbook, un collettivo di artisti internazionali di disegno dal vero, interessati alla registrazione della cultura Mediterranea. Nel 2013, con lo stesso collettivo, partecipa a incontri a Belpasso e Acireale (Catania). Nei primi mesi del 2014 espone acquerelli a Venezia, poi su invito, con “Mediterranean Sketchbook” a un evento di disegno denominato “L’Arca delle meraviglie” presso il Museo di Storia Patria di Catania e a una collettiva presso il Comune di Acireale (Catania). Sempre nel 2014 tiene un’ampia e interessante personale dal titolo Milazzo in acquerello, presso il castello di Milazzo. Successivamente è Primo classificato a un concorso di estemporanea a Montalbano Elicona (Me) sui Borghi più belli,  e Primo classificato al Concorso Internazionale Mare nostru a Messina. Partecipa a Letojanni/ Taormina mare a una mostra internazionale d’arte Natura e Mediterraneità.

Nel febbraio 2015 è presente a Berlino con urban sketch ed esposizione di opere, tra marzo e aprile espone a Milazzo con una personale presso il Palazzo D’Amico dal tema I Pupi Siciliani in acquarello. E’ stato protagonista e partecipato a numerosi altri eventi.

 

SANTI CURRÒ, in arte Nemo.

 Nasce a Messina il 03/06/1960. Dopo aver conseguito il diploma tecnico di perito edile, si laurea in Economia Aziendale, attualmente vive e lavora a Messina.

Proviene da una famiglia di Maestri Artigiani, il papà Giovanni, stuccatore e gessista di eccelse capacità, fu uno dei collaboratori prediletti dell’Arch. Filippo Rovigo, un autorevole professionista Messinese che ha realizzato notevoli ed importanti edifici sia Pubblici che Privati.

Erano gli anni del boom economico ed il nostro Nemo, al seguito del papà, si nutre di quelle atmosfere ricche di creatività legate al periodo d’oro di Messina, dove conviveva designer, innovazione tecnologica, arte, poesia, teatro e cinematografia un fermento artistico unico ed irripetibile.

In questo periodo inizia a formarsi il sub-strato di Nemo che come una spugna tutto assorbe e cataloga, si forma il lato artistico che rimane sopito per anni.

Ogni espressione artistica lo attrae lo incuriosisce, si avvicina al mondo dell’arte pittorica e dopo un acquisto di un acrilico di Mario Schifano, era il 1984, comincia a frequentare Gallerie, Musei e Mostre.

Incontra e conosce Artisti del calibro di Ernesto Treccani, Giuseppe Migneco, Ugo Nespolo, Mimmo Rotella, Bruno Ceccobelli, Emilio Tadini, Cesare Berlingeri, Togo, Mariella Marini e tanti altri ancora.

Nemo è autodidatta ma la sua creatività deve molto all’osservazione della corrente Pop dell’arte italiana, appresa direttamente dagli artisti romani che questa corrente hanno adeguato alla tradizione e alla forma mentis italiana. Dopo anni di silenziosa riflessione sull’arte e sul suo senso, Nemo si cimenta finalmente con una tecnica peculiare che possiamo definire “in-collage”, concettuale e pop al tempo stesso.

Questa produzione che ora si presenta al pubblico è il frutto di anni di riflessione e lavorio interno, improvvisamente sbocciati nel periodo 2018- 2023. Negli ultimi mesi ha esposto le sue opere a: Messina, Castroreale, Roma, Varese, Palermo.

Nemo è un artista “metropolitano”, che fa arte concettuale pur non perdendo mai il riferimento al colore e alla figura. Tuttavia non disegna, non scolpisce, non scrive, non fa performances: lui pensa, e utilizzando il materiale preso in prestito dalla città, espone il suo pensiero. Che è dissacrante e serio, ludico e critico, colorato e profondo. Nemo gira la città, anzi gira le città, e di ognuna di esse si porta a casa dei souvenir. Per essere più precisi, girando, egli osserva con attenzione i muri della città, le pubblicità e gli annunci e a suo piacimento ne strappa brandelli, pezzi, brani e li porta con sé. Nemo si cimenta con una tecnica peculiare che lo stesso artista definisce “in-collage”, concettuale e pop al tempo stesso. Si porta dietro pezzi di storia della città contemporanea, cioè pezzi del mercato, perché ormai la città è solo un luogo dove tutto si compra e tutto si vende. Utilizza frammenti di manifesti pubblicitari e poster e li rielabora in una sorta di composizione/scomposizione, ovvero quello che in alchimia viene definito “solve et coagula”: quello che viene fuori da questo processo è una riscrittura del mondo. Un nuovo senso. Nemo è autodidatta, ma la sua creatività deve molto all’osservazione della corrente Pop dell’arte italiana, appresa direttamente dagli artisti romani che questa corrente hanno adeguato alla tradizione e alla forma mentis italiana.

 

STEFANO CARTESIO

Scultore

Nato a Milazzo nel 1941, fu nel ’91, che per caso, il “Maestro”, così viene chiamato scherzosamente dagli amici, (oggi da chi lo conosce e lo stima) scoprì la sua vena artistica.

Dopo una banale scommessa con un caro amico, Stefano Cartesio iniziò a scolpire con attrezzi rudimentali (scalpello e martello), dapprima realizzò piccole conchiglie, utilizzando la pietra di Siracusa, una pietra morbida dal colore giallo paglierino, ma col passare del tempo la passione per questa attività crebbe e le sue sculture, per le quali non è seguito nessun schema o stile visto che nessuno studio in questo campo è stato mai fatto dal “Maestro”, divennero sempre più complesse e ricche di particolari. cambiarono anche gli attrezzi utilizzati per le sculture e furono usate nuove pietre, più dure e quindi più difficili da lavorare come: la pietra Arenaria, Etrusca, Lavica, Bianco di Carrara, pietra e biancone di Lecce, pietra Serena ecc…Tanti  gli avvenimenti di  sue mostre e rappresentazioni , premi e riconoscimenti, anche all’estero.

Dalla testata giornalistica “Scomunicnado” del – 14 settembre 2020

“Milazzo e il suo mecenate: Stefano Cartesio”

di Salvatore Bucolo

Stefano Cartesio milazzese classe 1941, di professione costruttore, ha come passione la scultura. Inizia a scolpire con il classico scalpello e martello, dapprima realizzando piccole conchiglie, utilizzando la pietra di Siracusa, una pietra morbida dal colore giallo paglierino e ispirandosi alla conchiglia presente nella facciata della chiesa di San Salvatore presente nel borgo antico della città di Milazzo. La sua vocazione ha avuto avvio per caso, ma poi col passare del tempo la passione per questa nobile arte è cresciuta e le sue opere, per le quali non segue schemi o stili, visto che nessun studio ha fatto, esprimono solo il genio che è in lui.

Il “Maestro” Cartesio in questo campo esprime una sua ricchezza interiore che lo contraddistingue, assieme al suo essere assai ecclettico in quanto è anche un prodigio del ballo et maestro di cucina con la sua specialità nel settore del pesce spada (soggetto presente nelle sue sculture). Tra le tantissime opere realizzate spiccano due fontane: – una collocata davanti al Casinò di Montecarlo, opera che conquista il Principe Ranieri che decide di comprarla, nella persona del Direttore Generale della Société des Bains de Mer.

Per fare in modo che il capolavoro venga visto da più gente possibile, lo scultore propone di aprire un foro all’altezza della bocca del mascherone giapponese per farne uscire acqua e trasformare l’opera in una fontana. È così che gli viene commissionata anche la parte sottostante per la fontana. Non basta. Il Principe Ranieri premia l’artista, regalandogli una cravatta con disegnata l’effigie di Montecarlo.

Lo scultore siciliano entra così nella rosa degli artisti del Principato. – E una denominata “Ritrovamento archeologico marino”, che è stata realizzata dopo un sogno: il maestro, che è anche un subacqueo di grande esperienza, ha immaginato di ritrovare un antico bastimento, insomma una barca, come quelle ritrovate nelle Eolie e che si ritrovano nel Museo di Lipari. Ebbene, il maestro immagina il momento in cui le anfore emergono, sgorgando zampilli di acqua di mare, una volta tirate sulla barca di appoggio.

Gli antichi romani, appunto, usavano legare le anfore all’albero maestro del naviglio. Tanti sono gli eventi che lo hanno visto ospite alla “Borsa Internazionale del Turismo” della Fiera di Milano (1997 e 1998, medesimo anno del Settecentenario del Principato di Monaco, ove viene invitato ad eseguire un’opera dimostrativa, dalla quale scaturì la realizzazione di un’opera da destinare al “Cafè de Paris”, commissionata dal Principe Ranieri. Nel 1999 a Villa Genovese “Icona a Padre Pio”, viene premiato con targa di riconoscimento dalla famiglia Genovese in seguito a realizzazione dell’opera. Sempre nello stesso 1999 viene ripreso dalla Rai e ciò mentre scolpisce le sue opere.

Nel 2001 lo rivediamo in onda su Rai uno, sulla trasmissione “Onda blu”.

E tanto altro ancora potremmo scrivere dello scultore dalla mani d’oro, che ha come desiderio che le sue creature possano ricevere ospitalità ad aeternum in un museo comunale realizzato presso lo storico palazzo D’Amico della ridente Milazzo.

 

VALENTINA CERTO (Messina, 1989).

 è storica dell’arte; dottoranda in Scienze Cognitive e Cultore della Materia “Arte e Musei” presso il dipartimento cospecs dell’Università degli Studi di Messina. Dal 2022 al 2023 ha svolto un soggiorno presso l’università di Malta come ricercatrice. È stata professore a contratto di storia dell’arte presso l’Università Lumsa di Palermo (2019-2022); è docente di storia dell’arte, italiano, storia, geografia per la scuola secondaria di I e II grado. Dal 2020 collabora ad alcuni progetti della Legge del Ministero della Cultura 77/2006, dedicati ai Siti UNESCO siciliani.

Nel 2018 e nel 2019 ha collaborato con Rai Storia al programma “Passato e Presente”, condotto da Paolo Mieli, come partecipante al dibattito storico. Esperta in didattica dell’arte, nell’ambito dell’educazione al Patrimonio, progetta laboratori per bambini e ragazzi e realizza servizi educativi presso musei, biblioteche, scuole e teatri.

Tra le sue pubblicazioni numerosi articoli in riviste scientifiche e culturali e le monografie: Caravaggio a Messina (Giambra Editori 2017), Il tesoro di Federico II (Giambra Editori 2019), Il leggendario Federico II (Giambra Editori 2020),  Educare all’immagine (Di Nicolò Edizioni 2020), Quaderni esplorativi (Casta Editore 2020), Un tesoro in città (Splēn Edizioni 2021), Sguardo (Animamundi 2022), Caravaggio: le fonti siciliane (Di Nicolò Edizioni 2022).

 

GIUSEPPE POLLICINA

Attore

Nel 1983, si forma presso la Cooperativa teatrale “La Fenice” che mette in piedi il primo progetto di teatro stabile in provincia di Messina.

Nel 1987 fonda la compagnia “Le Maschere” e firma la prima regia vincendo il Premio speciale della giuria alla prima rassegna provinciale del teatro siciliano organizzata dalla FITA (Federazione Italiana Teatro Amatoriale).

Nel 1989, col Teatro Stabile città di Milazzo, lavora al progetto di fondazione di un teatro stabile a Milazzo che sopperisse alla mancanza dello storico Trifiletti.

Nel 1997, per il Comune di Taormina e Taormina Arte, all’interno dei corsi organizzati da Giorgio Albertazzi, guida il gruppo laboratoriale “Io e gli altri” diretto da Maurizio Marchetti. Nello stesso anno diversi laboratori contribuiscono alla sua formazione, e dopo alcune esperienze con Melo Freni, Maurizio Marchetti e Dario Fo, fa la prima esperienza da professionista a Taormina Arte con Giorgio Albertazzi, Fioretta Mari, Andrea Tidona.

A fine 1997 butta le basi della Compagnia “Tanti Amici” e mette in scena “Aggiungi un posto a tavola” che avrà oltre 40 repliche in due anni di spettacoli attraverso tutti i più famosi teatri della Sicilia con apprezzamenti per la messa in scena da parte di Enzo Garinei che propone alla compagnia la realizzazione di un laboratorio e uno spettacolo.

Nel 2002 per le manifestazioni classiche di Taormina e Tindari è nell’ “Edipo re” con    Giuseppe Pambieri, Antonio Salines e Lia Tanzi. L’anno successivo è aiuto regista di Alberto Gagnarli nell’Antigone con Giuseppe Pambieri, e Micol Pambieri.

Nel 2003, col cortometraggio “A Domani” che vince il Premio speciale al Taormina Film Festival.  Nello stesso anno vince il “Sipario d’argento 2003” come miglior attore protagonista per Andy & Norman.

Nel 2004 col cortometraggio “Lunedì 16 Aprile” vince il  “Premio Speciale della critica alla rassegna Jalari in corto. Dal 2003 al 2008 insegna recitazione presso il Centro Didattico Recording di Milazzo.

Nella stagione 2004/2005 viene nominato dal Comune di Novara di Sicilia, Direttore Artistico del Teatro “Riccardo Casalaina”.

Nel 2005 a Milano, vince il “ Premio nazionale” per il miglior testo con la canzone “Maggie mia madre” nel corso del Videofestival Live di Radio Italia.

Nel 2006 al Teatro Vittorio Emanuele di Messina vince il “Premio Luna d’argento come miglio attore protagonista per lo spettacolo “Twist” e il Premio speciale della giuria per l’allestimento del Musical “Lunablù”.

Nel 2008 vince il “Primo Premio alla Royal Academy Art di Londra, durante la manifestazione Teatro Short di Italian Night con “Amicizia” di Eduardo De Filippo.

Nel 2009 è il Direttore Artistico dell’ Associazione Culturale Semplicemente Amici e insegna recitazione nei corsi tenuti presso il Palacultura del Comune di Barcellona Pozzo di Gotto.

Nel 2011 è nel cast del film “La Mafia Alternativa” selezionato allo “Shorte Film Corner di Cannes” con la Regia di Nicola Barnaba.

Nel 2011 gli viene conferito il Premio “Alata solertia” presso l’Università di Messina.

Nel 2015, come attore, viene selezionato per i corsi di formazione tenuti dall’Associazione Scientifica Anti Crimine.

Dal 2013 ad oggi ha realizzato spettacoli, progetti e laboratori teatrali con i detenuti dell’Ospedale Psichiatrico giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto.

Dal 2014 al 2019, al teatro Trifiletti di Milazzo, è il Direttore Artistico di “quiNteatro” per la stagione teatrale organizzata da “TaliArti” in partnership con il Comune di Milazzo.

Nel 2017 su RAI 5 è il protagonista maschile del film tratto da “La balia” di Luigi Pirandello

Nel 2022 è nel cast della serie tv “Protezione civile” prodotto dalla “11 Marzo Film” per RAI UNO

Nel 2022 vince a Cefalù il Premio “Migliore Regia per lo spettacolo “Il sistema Ribadier” durante la manifestazione “Cefalù sotto le stelle”.

 

“ATMOSFERA BLU”

“Atmosfera Blu”, nasce nel 2000 come duo formato da Anna Lanza e Giuseppe Santamaria a Barcellona Pozzo di Gotto, un comune della provincia di Messina. Tanti i successi e i consensi maturati negli anni, tutti documentati da molti siti d’informazione online e importanti organi di stampa. Tante anche le partecipazioni a programmi televisivi e radiofonici del settore. Numerosi gli album, realizzati in studio e contenenti cover e brani inediti. Il 2010 è l’anno di una collaborazione prestigiosa: Enrico Ruggeri e Luigi Schiavone scrivono per Anna il brano Ti ricordi il mare, da proporre alle selezioni dei giovani per il Festival di Sanremo.

Nel 2012, Giuseppe ottiene un riconoscimento importante: il brano Fiesta latina, scritto da Walter Losi e Paolo Barbieri, vince il festival nazionale della fisarmonica Musica Senza Parole di Castelfidardo. Il tour estivo dello stesso anno prende il nome del nuovo singolo, Duemiladodici. Nei tour estivi successivi, la band apre anche concerti per artisti italiani come Mario Venuti e Alexia, che, in particolare, elogia Anna e la band. Nel 2016, gli “Atmosfera Blu” si esibiscono ad Acireale per il Carnevale più bello di Sicilia.

Prende il via anche il programma tv Musica e Dintorni. Ad aprile, l’intera band viene invitata a esibirsi per la comunità italiana residente a Montréal, in Canada. I brani del tour estivo, Made in Italy, vengono incisi sul primo cd live Suoni dal palcoscenico. Presentato con un concerto presso il Teatro Mandanici di Barcellona Pozzo di Gotto, il cd dà il nome al tour estivo del 2017. A novembre, la band ritorna in Canada per una tournée teatrale, ottenendo grandi riconoscimenti anche da parte della stampa nazionale, con una prima pagina sul Cittadino Canadese e vari servizi su tv nazionali, tra le quali anche RAI Italia.

Nel 2018, Il percorso verso il successo nazionale continua: il 4 giugno, Rai Uno apre le sue porte ad Anna e Giuseppe che, insieme ad Iva Zanicchi, cantano il brano durante il programma Quelle Brave Ragazze. Il tour estivo prende il nome di Anniversary Tour, lo show che celebra i 18 anni di attività della band. A novembre, il gruppo torna per il terzo anno consecutivo a Montréal, con una serie di concerti dedicati all’emigrazione italiana in Canada.

La novità importante del 2021 è la partecipazione di “Atmosfera Blu” in progetti discografici di grandi artisti. Giuseppe, Marco Vito e Saro Ingegneri scrivono un like sulla tua foto che fa parte del cd che festeggia i 55 anni di carriera di Orietta Berti, uscito in occasione della partecipazione al festival di Sanremo della cantante emiliana, che, tra l’altro, per l’incisione mantiene l’arrangiamento originale prodotto da Atmosfera Blu con Giuseppe La Spada, con i cori di Anna e dello stesso Giuseppe.

Giuseppe Santamaria e Pippo Seno scrivono un brano che farà parte del nuovo disco di Andrea Sannino mentre il 29 marzo Iva Zanicchi pubblica “Amore mio malgrado”, brano, scritto da Giuseppe Santamaria con il testo di Renato Pizzamiglio, prodotto da Sandro Allario delle edizioni SAProject con la collaborazione degli stessi “Atmosfera Blu”.

Ancora un premio in occasione del Gran Galà in TV il 13 agosto a cura di Telespazio Messina. L’estate vede in scena lo show Sanremo è sempre Sanremo in tante piazze siciliane, un segno importante per la ripartenza dopo la pandemia da Covid 19.

Per il 2022, oltre a molte pubblicazioni sulla stampa nazionale e all’inedito scritto per Andrea Sannino insieme a Pippo Seno, sono stati già avviati dei progetti importanti e collaborazioni con illustri artisti, tra i quali i Jalisse, con i quali viene pubblicato il nuovo singolo la magia di Sanremo, musica di Giuseppe Santamaria, Marco Vito e Fabio Ricci, testo di Renato Pizzamiglio con l’arrangiamento del Maestro Pennino, edizioni musicali Starpoint International, distribuzione Keep Hold Srl by The Orchard (Sony Music). I Jalisse saranno ospiti di alcune tappe del tour estivo Sanremo è sempre Sanremo. Tra le ultime collaborazioni il progetto con Pamela Prati.

 

CARMELO ALIBERTI: un poeta, uno scrittore, un critico letterario, un raffinato esteta della cultura, di  FRANCESCA  ROMEO

Carmelo Aliberti: un poeta, un critico letterario, un raffinato esteta della cultura in quanto tale. Da “Briciole di un sogno”, suo primo romanzo, a “Il mio mondo finirà con te”, sino al recente saggio sull’universo consoliano, c’è un lungo lavoro certosino, frutto di un bagaglio culturale personale non indifferente, di esperienze e di molteplici sfaccettature, di prospettive e di ispirazioni, di radici e di sogni sognati anche ad occhi aperti. Un mondo al confine tra l’onirico e il reale, in cui tutto si mescola e si amalgama in un continuum spazio-temporale senza precedenti, e in cui “il tutto” riesce a mantenere intatta la propria identità. E il mondo è quello siciliano che si staglia in “Briciole di un sogno” e dalle cui pagine si respirano profumi, si scorgono colori, si ode il canto dello “scrusciu du mari”(cit. A. Camilleri).

Pagine che però trasudano anche le vicissitudini di un popolo, quello siciliano, perennemente assolto e condannato. Storie di vita, di sofferenza, di asservimenti, di iniquità, di riscatti dal cui sfondo si apre, senza sfasature, l’ampio paesaggio storico-letterario dell’Italia tutta. Tutto inizia con un ritorno. Il ritorno alla terra natia. È il 10 agosto: giorno di San Lorenzo, notte dell’atavico “pianto delle stelle cadenti”. Un nostos stratificato nella ricerca di luoghi e figure del proprio passato, che si fa nostalgia ma che è anche peripeteia e tocca isole  drammatiche seguendo la rotta tracciata dalla bussola dei ricordi. Vita, morte, dolore, cronache, riflessioni, poesie, colte citazioni, si rincorrono dentro un calderone in cui passato, presente e futuro si decompongono e si annullano, quasi in un processo che svuota la realtà per riempirla subito dopo. Un vaso di pandora che, una volta aperto, travolge il lettore con quelle mille e una storia che Aliberti ha saputo ben cucire una accanto all’altra.

Un romanzo equilibrato, composto, simmetrico scritto con un linguaggio elegante e ricercato che, con grande abilità, lo scrittore riesce a mantenere leggero e scorrevole, comprensibile e affascinante. Sulla scia di “Briciole di un sogno” si muove “Il mio mondo finirà con te”, esempio di quella grande letteratura densa di stili e di atmosfere tali da far assaporare a  ciascun lettore quell’antico sapore perduto di cose buone. Esiste una continuità di spirito e di stile tra i due romanzi. Una continuità in cui convergono, insieme alle colte citazioni storico-letterarie, tutti gli elementi tipici della narrazione di Aliberti: l’amore, le meschinità, la fatica quotidiana, le difficoltà, gli ideali, gli affetti familiari, i sogni.

Protagonista è l’amore. Un amore puro, vero, delicato come i petali di una rosa. Un amore senza lieto fine e, proprio per questo, imperituro. In entrambi i romanzi troviamo delineate figure emblematiche di donne, storie di uomini e di drammi a volte narrati con la stessa crudezza con cui hanno investito la realtà. E ancora emergono figure fatte di terre, umili e ricche in dignità. Straordinari affreschi di valori sacri, di donne assurte a creature indefinite, angeliche, come Anna (Il mio mondo finirà con te), figura candida, genuina, saggia che, proprio come la Beatrice dantesca, non è fatta per vivere su questa terra. Aliberti riesce così ad incastonare nella cultura contemporanea una storia che segue i canoni di un amore cortese, rendendolo profondamente attuale e vero, senza tuttavia perdere il legame con il sublime empireo dell’amore irraggiungibile. Aulicità poetica e linguaggio cronachistico si rincorrono, si affiancano, si superano vicendevolmente, senza rotture. In “Briciole di un sogno” notiamo, infatti, un escalation di soliloqui che scavano negli abissi reconditi dell’Io e che diventano indagini sull’essere umano, intrallazzi politici, soprusi, impronte di quella sicilitudine sciasciana fatta di tormento e inquietudine interiore. Note di inquietudine e di tormento che scuotono l’intera opera e connotano quel contesto feudale in cui il potere della casta obnubila, logora, asservisce e, persino, crudelmente beffa la propria vittima. E lo vediamo in quella richiesta di un aumento del salario al vossia da parte dei pastori. E il vossia, il padrone don Giuseppe, finge un beffardo viaggio a Roma per esporre la richiesta al re, e per autorizzare, al suo atteso ritorno, una risposta a suon di schioppettate se i pecurari avessero ancora rivendicato i loro diritti. Degno erede di Sciascia e Bufalino, l’autore rende netta la dicotomia tra il profondo nero dell’Isola e la sua luce abbagliante, rendendo visibile le tante isole dell’Isola, la pluralità intrinseca, la sottomissione e il riscatto, l’inettitudine e la volontà di agire, analizzando le ragioni storiche e quelle proprie dell’essere isolani.

Un variegato carosello di personaggi sale sulla scena. Si presentano a mani nude, aperte, umili. Svelano i loro sogni, la loro vita, le proprie debolezze. Approdano nel cuore del lettore che li vede sfilare davanti con la veste logora dei loro drammi. È il teatro della vita! Un immenso palcoscenico in cui, citando William Shakespeare, “ciascuno deve recitare la sua parte”.

Aliberti assurge al ruolo di regista. Sceglie accuratamente i suoi personaggi: attori, prime donne e comparse. Li tira fuori dal suo cilindro magico in bilico perenne sul filo rosso della vita. Li accompagna per mano. Li presenta. Ne scolpisce i tratti. Mette a nudo la coscienza. Accende i riflettori e li punta ora al centro del palco, ora ai margini. Ora sulla scenografia. Ora sul pubblico silenzioso nella sala.

Una scrittura densa di rimandi e colte citazioni, velate e palesi, a quel fitto intrigato mondo che è la storia della letteratura italiana, ma non solo, alla grande storia, alla microstoria. E così incontriamo la divina Provvidenza di manzoniana memoria, Quasimodo, Consolo, Verga, Foscolo, San Francesco d’Assisi, Neruda, Emilio Isgrò, solo per citarne alcuni. Ne “Il mio mondo finirà con te” al filone principale dell’amore puro tra Carlo e Anna, Aliberti annoda altre microstorie, crude, schiette e spesso violente dei personaggi secondari. Come quella tragica tra “Micu u suddu” e la moglie: storia di tradimenti, di vendetta, di delitto d’onore.  Come quella tra Pippo e Gina. Storie laceranti di amori malati e convulsi, incapaci di elevarsi. Descritte con carezzevoli pennellate pregne di grumi nostalgici sono invece le figure materne. Madri capaci di annullarsi del tutto per vivere in funzione del figlio. Madri protettrici, forti e fragili allo stesso tempo.

Simbolo della famiglia, di quel nido cui sempre ritornare. Madri di un tempo, struggenti e belle, commoventi come la madre di Cecilia dei Promessi Sposi. Improvvisamente nella vita di Carlo appare Rosa, una “ragazza confidenziale e simpatica, spontanea e spensierata, uno sguardo limpido e saettante” come egli stesso la descrive. Ed inizia un nuovo amore, idilliaco e anch’esso, purtroppo, dal tragico epilogo: Rosa scompare inghiottita dal nulla. Emblematico il viaggio di Carlo: come Ulisse si spinge oltre simboliche colonne d’Ercole. Come Ulisse scende nell’Ade. Affronta i suoi demoni. E risorge. Significativo è l’incontro con il pastore. Carlo imprime allora una nuova direzione alla sua vita. Orienta la sua bussola sulle rotte dell’umanità, cercando di rispondere al più bello dei comandamenti cristiani: ama il prossimo tuo come te stesso. 

Molteplici anche qui le trame secondarie, i racconti, i personaggi le cui vite sembrano dipanarsi sui fili tessuti dalle Moire. Macrostoria e miscrostoria si fondono. Da Pericle, alla seconda guerra mondiale, all’Afghanistan, all’11 settembre, ai drammi di una Sicilia vessata dal caporalato, ai tesori d’arte di un Isola che possiamo a ragion veduta definire patrimonio dell’umanità. Caravaggio, Guttuso, Migneco, Quasimodo, i miti di Colapesce e della fata Morgana, e molto altro ancora, brillano tra le pagine come perle preziose custodite in uno scrigno. Aliberti getta uno sguardo profondo anche alla fuga dall’isola dei tanti giovani in cerca di lavoro e affermazione, al dolore della lontananza. E la fede, coprotagonista insieme all’amore, una fede di manzoniana memoria, radicata nella famiglia, ricca di speranza in quel Dio che “provvede alle sue creature” e che muove ogni cosa. Straordinari in entrambi i romanzi gli affreschi di una Sicilia bella nei suoi colori e calori, colta nelle sue molteplici fascinazioni, depurata dagli stereotipi, tradita da quelle classi politiche impegnate solo a procacciare i propri interessi, dilaniata da quella cruda contraddittoria sicilianità. 

Una traversata della Sicilia intera, nella sua accezione più vera, è anche il viaggio che Aliberti compie nell’universo mitopoietico di Consolo, fatto non solo di terra, ma soprattutto di sangue e anima. Sangue e anima che scorrono impetuosi impastandosi con la terra di ieri, di oggi, di domani. Caroselli di figure che si rincorrono in un teriomorfismo ancestrale. Luoghi che si sovrappongono. Anime che fuggono. Spiriti che restano. Esuli che ritornano. Aromi speziati di zolfatari, odori acri di sudore, colori, agrumi e “ombre misteriche, fantasmi innamorati scintillanti nel mattatoio delle zagare” come scrive Aliberti nelle primissime pagine. E lo fa in quel canto denominato “Il licantropo e la luna” in cui il saggista magistralmente ripone, in 165 versi di straripante bellezza, tutto lo splendore intrinseco di ciò che è il fascino e l’essenza del pensiero consoliano.  Un saggio intenso, sibillino, impregnato di sostrati mitici e iconografie del reale, che diventa quasi un dialogo velato tra Aliberti e Consolo.

Tra poeta e poeta. Tra scrittore e scrittore. Tra figli di una stessa Sicilia, nutrice e matrigna, amata e rimpianta, “pietrificata” ma anche viva, nel cui passato si muovono attualità sconcertanti e viaggiano innumerevoli “Ulisse” alla ricerca della propria perduta Itaca. Aliberti, con somma duttilità, riesce a sviscerare l’interiorità velata nelle pagine dello scrittore siciliano. Ne mette a fuoco i dettagli, i rumori, i pensieri, l’epochè di husserliana memoria, il dualismo ontologico e gnoseologico in cui la separazione e la trascendenza del mondo ideale rispetto al mondo sensibile implicano anche una separazione delle forme della conoscenza. Ed è iniziando da “Nottetempo, casa per casa”, insignito del Premio Strega nel 1992, che Aliberti amalgama tutti gli ingredienti gravitanti nell’universo consoliano.    

Da una dettagliata analisi narrativa a quella interpretativa Aliberti attraverso una stesura colta di rimandi e citazioni, evoca una vertiginosa pluralità di status, di immagini, di sentimenti che convivono sotto diverse forme in un’anamnesi dell’essere e dell’esistenza che afferma e nega. E ancora “il destino d’ogni ulisside di oggi” come lo definiva Consolo stesso, il rapporto con la Sicilia, la memoria, il viaggio, l’emigrazione, le devastazioni, le stragi mafiose. Impossibile a questo punto per l’autore del saggio non ottemperare “Lo Spasimo di Palermo” (1998): “È il meno lineare dei libri di Consolo nell’ossessivo affollarsi di passato e presente, nella contrapposizione di storia e memoria, nel vano bisogno di confronto che il ricordo potrebbe offrire e che suscita, invece, un bruciante sentimento di patimento, di sofferenza, di spasimo appunto” scrive Aliberti. Un linguaggio scorrevole, profondo, espressivo quello del saggista che a tratti si palesa come un’opera nell’opera, con picchi aulici di vera poesia, come accade quando apre al lettore una finestra su “Catarsi”. Linguaggio che si fa cronachistico, netto, sciabolante, come quando descrive l’atto unico intitolato “Pio La Torre, orgoglio di Sicilia” (2009) e nel cui testo Aliberti individua “la fertile eredità lasciata da Consolo ai più giovani”. Un approccio indubbiamente caratteristico quello del saggista alle opere di Consolo in grado di generare armoniose perturbazioni emotive, di approfondire e chiarificare significati e significanti. Come il saggista ricorda, Consolo più volte affermò che ciò che maggiormente gli interessava era raccontare la storia, la Sicilia. Una storia filtrata però dalla lente dei vinti, cui lo scrittore siciliano dà voce. Particolare attenzione Aliberti pone all’ulissismo intellettuale di Consolo in cui il protagonista delle vicende omeriche e il suo viaggio diventano per l’autore metafora di ricerca su più dimensioni. La Sicilia come Itaca, sospirata meta ultima, “patria-matria” cui sempre anelare, ma che “può essere paragonata alla Troia incendiata di Omero, rappresenta anche l’incupirsi della visione consoliana, che coinvolge l’intera storia italiana” sottolinea Aliberti mentre si sofferma sul “negativismo storico” e la “necessità di testimoniare” insieme al “silenzio narrativo dello scrittore”.

In questo saggio l’autore migra tra gli scritti di Consolo, respirandone i temi ricorrenti, i luoghi, le atmosfere di speranza e le unzioni deluse, le voci, le urla, le infamie morali, il senso nascosto delle cose. E, ancora, Aliberti apre scenari intonsi, esplora, scandaglia, interpreta, suggerisce. Un saggio in cui echeggiano tutti i tempi di Consolo, in cui gravitano tutti suoi personaggi come isole galleggianti degli Uros. Una corsa a ritroso. Un fuga verso l’infinito. Un varco che si apre al di là e al di qua della terra, del sangue, dell’anima. Un complesso in crescendo di concezioni ispirate, devote, fondamentali, in cui il sensibile e l’intelligibile diventano punti essenziali del pensiero, delle parole. Quelle stesse parole che esistono e che Consolo definì essere “come biglie chiuse con un mistero dentro: bisogna aprirle”.

Parole gravide di energia, di vibrazioni, che si manifestano in una travagliata maieutica del “dire”. Parole che Aliberti osserva, coltiva, raccoglie in una straordinaria attenta messe dell’universo consoliano: “ma solamente i poeti, ancora, posseggono l’oscuro segreto delle parole per dire, con la più alta dignità e più alta bellezza, della grande avventura dell’esistere, della vita” scrive Consolo.

 14 Maggio 2022 – da “alessandria today

 

SEBASTIANO GENOVESE, Idrobiologo, 1926-1983 (nota di Marcello Crinò) –

Il professore Sebastiano Genovese nacque a Barcellona Pozzo di Gotto il 25 febbraio 1926 e morì tragicamente, a causa di un incidente automobilistico, il primo dicembre del 1983.

Era professore ordinario di Idrobiologia all’Università di Messina, dove rivestì numerose cariche direttive.

Si era laureato in Chimica discutendo una tesi sperimentale sui polisaccaridi contenuti in alcune piante marine e in Scienze naturali, discutendo una tesi sperimentale sulle condizioni idrobiologiche dei laghi salmastri di Ganzirri e Faro.

Dal 1953 fu assistente ordinario presso l’Istituto di Zoologia dell’Università di Messina e successivamente, come detto, docente di Idrobiologia e Pescicoltura presso la Facoltà di Scienze della stessa Università. In Francia si perfezionò in Microbiologia marina. E’ stato anche fondatore e direttore del dipartimento di Biologia animale ed Ecologia marina. Nel 1961 assunse la Direzione dell’Istituto di Idrobiologia e Pescicoltura. Al momento della morte era anche Direttore della Stazione Zoologica di Napoli.

Nell’aprile del 1961 prese parte, quale unico rappresentante italiano, al I Simposio di Microbiologia marina tenutosi a Chicago.

Partecipò a diverse campagne oceanografiche sia in Italia che all’estero, svolgendo ricerche di oceanografia fisica e chimica, di biologia della fauna ittica pelagica ed abissale sviluppando le prime interpretazioni dei complessi fenomeni legati all’eutrofizzazione ed all’inquinamento del Mediterraneo.

Di fondamentale importanza scientifica sono stati gli studi sul ciclo biogeochimico dello zolfo, con particolare attenzione sia alla distribuzione sia alla biochimica dei batteri e sul potere auto depurante dell’ecosistema marino. Tutti i suoi studi si trovano in circa novanta pubblicazioni scientifiche.

Nel 1971 ricevette dal Presidente della Repubblica la medaglia d’oro per la “giornata medica” dedicata all’Ecologia. Dopo la sua morte gli fu intitolata la Scuola Media di via Immacolata.

Curò l’aspetto scientifico della “Campagna di immersioni nello stretto di Messina 1979” con il mesoscafo “Forel” di Jacques Piccard (1922-2008) per lo studio della fauna e dei processi di bioluminescenza.

Durante le immersioni fu possibile raccogliere preziose informazioni scientifiche soprattutto su pesci fosforescenti che solitamente vivono in grandi profondità marine e, risalendo in superficie, affluiscono numerosi nelle acque dello stretto di Messina.

Su questa campagna di immersioni fu realizzato un cortometraggio a colori, realizzato dal regista di origine barcellonese Francesco Salvo (scomparso nel 2022), con testi di Melo Freni. Il documentario fu presentato a Barcellona, nella sede della Corda Fratres, nel mese di febbraio del 1984, presente lo stesso Piccard. Quindi poco dopo la sua morte.

Il monumento a lui dedicato nella Villa Primo Levi, ideato dall’artista barcellonese Filippo Minolfi (1930-2021), è stato inaugurato il 4 giugno 1988. Si tratta di una scultura alta circa otto metri, realizzata in acciaio inossidabile, caratterizzata da due elementi triangolari che ricordano le vele di una barca, che in tal modo evidenziano la passione e l’interesse scientifico di Sebastiano Genovese per il mare, elemento centrale dei suoi studi. Le sfere invece, in quanto simbolo cosmico, stanno a significare l’universalità del pensiero di Genovese, ma anche fanno riferimento al batiscafo usato dallo scienziato barcellonese per le immersioni nello stretto di Messina.

L’iniziativa del monumento fu dovuta alla Corda Fratres, della quale era socio onorario, e al Lions Club, del quale era stato socio fondatore.

 

FABIO PITTALÀ

Ingegnere

(Da 24 LIVE: A cura di Pasqualino Materia –  13 Dicembre 2020)

A Bruxelles, venerdì  scorso, la Huawei ha presentato la scoperta dell’ultimo progresso nella trasmissione del segnale a 220n G.Baud (il più alto tasso di simboli di trasmissione in modo seriale di un prodotto commerciale è di 95GBaud). Una scoperta che porterebbe all’applicazione di velocità trasmissione superiore  a Tbit/s per lunghezza d’onda.

A dirigere il team di Huawei che ha condotto a questa scoperta, che tecnicamente è una vera pietra miliare nel settore delle telecomunicazioni, è stato l’ingegnere Fabio Pittalà di Terme Vigliatore, un vero orgoglio non solo per il paese delle “terme e dei vivai”, ma per tutto il mondo. Si tratta di una scoperta, i cui risultati sono stati pubblicati nella prestigiosa Conferenza Europea sulle Comunicazioni Ottiche (ECOC) 2020 da un team Huawei guidato appunto dall’ingegner Fabio Pittalà.

Alla manifestazione di quest’anno sono stati esaminati 460 documenti, tra i quali solo sette sono stati selezionati come records. Huawei al momento è l’unico fornitore cinese di apparecchiature di telecomunicazioni, il cui successo è riconosciuto in tutto il mondo. “Questo risultato- ha detto Pittalà-  ha messo una pietra miliare  nella ricerca sulla comunicazione su fibra ottica. Infatti, a distanza di 10 anni dalla prima generazione di prodotti ottici coerenti basati su 28 28 GBaud, il team è riuscito ad aumentare la frequenza dei simboli trasmessi in modo seriale di un fattore di quasi 8, utilizzando un’elaborazione avanzata del segnale digitale basata sulla intelligenza artificiale e componenti hardware all’avanguardia.

Già a febbraio di quest’anno Huawei ha rilasciato a Londra il primo modulo ottico ad altissima velocità 800G del settore ed ha battuto il record mondiale con una velocità di 48 Tbit/s per fibra. Ciò migliora significativamente le prestazioni di trasmissione delle reti ottiche e riduce ulteriormente il costo di trasmissione per bit. La scoperta di Huawei ha ricevuto un riconoscimento in tutto il mondo e sicuramente modificherà le prospettive nel settore della comunicazioni dei dati ad altissima velocità, superiore alla fibra”.

Fabio Pittalà, dopo aver completato gli studi superiori presso l’Istituto Tecnico Industriale “Copernico” di Barcellona, ha conseguito la triennale all’Università degli studi di Messina in Ingegneria dell’informatica e delle telecomunicazioni.

Durante però questi 3 anni, ha frequentato l’Erasmus  presso l’Università di Madrid e, subito dopo, è diventato  ricercatore  dell’Università Tecnica Nazione di Atena in Grecia. Dopodichè presso l’Università tecnica della Danimarca ha completato la laurea in Ingegneria  delle telecomunicazioni con un suo focus su “sistemi digitali di trasmissione su fibra ottica”, evidentemente il settore della tecnologia che più lo attirava.

La sua carriera universitaria si è completato con il dottorato di ricerca in Ingegneria elettronica e Informatica all’università Tecnica di Monaco di Baviera. Dal 2011 è stato assunto come ingegnere al centro ricerca Huawei di Monaco di Baviera, dove ha contribuito da subito allo sviluppo di sistemi digitali di trasmissione dati su fibra ottica, partecipando a organizzazioni di standardizzazione come ITU-T- e I EEEE Huawei. I suoi studi compiono una svolta nella trasmissioni ottiche al altissima velocità, i cui risultati ora sono noti a tutto il mondo.

 

PIPPO LO CASCIO

Palermitano, laurea in Scienze della Formazione, studioso di storia ed archeologia del territorio, siciliano, è autore di numerosi saggi, articoli e monografie di carattere scientifico e divulgativo.

In questo Libro “SINAN BAXA’ –ALIAS SCIPIONE CICALA”, che segnaliamo, quale opera meritoria di attenta e paziente ricerca, sintenizzando al massimo, è da dire che:

“Questa pagina di storia siciliana, pressoché inedita nell’Isola della metà del Cinquecento, s’inserisce prepotentemente tra i drammatici avvenimenti europei che coinvolsero numerosi stati, sia prospicienti il mar Mediterraneo sia alcuni dell’Europa continentale.

Il suo libro “Sinan Baxà”, è di un interesse, veramente, eccezionale, per l’argomento ai più sconosciuto. E’, innanzitutto, una storia di un illustre ed eccezionale siciliano di Messina, la cui vita ha una particolare peculiarità, per mille motivi, che si trovano nelle righe di questo libro: storia personale, piuttosto originale di un Uomo, ma che riguarda due “mondi” diversi in tutto di popoli,  per geografia, religione, e molto di più, da secoli l’contro l’altro armato, ovvero Occidente contro Oriente, continue guerre di Civiltà e non solo.

Ebbene, in tutto questo, emerge la figura del messinese, Scipione Cicala, divenuto poi musulmano e passato alla storia, come, appunto, Sinan Baxà.

La ricerca archivistica non vuole avere alcuna pretesa di esaustività, ma fare chiarezza su alcuni aspetti delle lotte tra Cristiani e Musulmani e soprattutto sulla vita dell’illustre personaggio messinese Scipione Cicala, alias “Sinan baxà”, che per un trentennio, divenne inconsapevolmente, l’ago della bilancia tra due mondi in guerra.

Dopo alcuni drammatici eventi ed il coinvolgimento del filosofo Tommaso Campanella e del papa Clemente XVIII, il caso volle che egli divenisse uno dei capi supremi del “Divan” ed un nemico giurato della Cristianità.

L’amore per la madre Donna Lucrezia e per la sua terra di origine non gli permisero di devastare o di occupare stabilmente la Sicilia, base per una duratura islamizzazione dell’Isola,  e, probabilmente, dell’intera Penisola italiana, da usare come trampolino di lancio per assoggettare l’intero continente europeo.

Per ciò che ha rappresentato come uomo e per le sue gloriose gesta militari nel mar Mediteraneo e nelle terre europee ed asiatiche, Sinan baxà,  è da considerare un mito.

Ai tantissimi miti e leggende che hanno accompagnato la lunga storia della città di Messina, è doveroso aggiungere anche quello che per oltre mezzo secolo fu il principale argomento sussurato dai Messinesi: il mito di Sinan baxà, al secolo Scipione Cicala.

 

DOMENICO CATANIA

 “È nato  a Cremona nel febbraio del 1960. In Sicilia ha vissuto da adolescente a Santo Stefano si Camastra e, sempre in Sicilia, ha prestato servizio a Trapani Birgi, a Vizzini e a Sigonella.

La sua carriere militare è iniziata nel 1979 con la frequenza del Corso Vulcano III dell’Accademia Aeronautica di Pozzuoli ed è proseguita, per quasi quarant’anni, con lo svolgimento di diversi incarichi operativi, di Comando e di Stato Maggiore.

Ha studiato navigazione e combattimento aereo negli Stati Uniti; scienze aeronautiche, diplomatiche e militari presso alcune Università e Centri di alta formazione in Italia, negli Stati Uniti ed in Germania; scienze della gestione delle risorse umane presso l’Università di Leicester, nel Regno Unito.

Ha lavorato presso il Quartiere Generale della NATO a Bruxelles ed ha partecipato ad alcune missioni di Stabilizzazione, sempre della NATO, in diversi Teatri Operativi all’estero ed in Italia. Ha servito come Basco Blù dell’ONU nella MISSIONE di Osservazione militare tra l’Iraq ed il Kuwait (UNIKOM) ed a Pristina ed a Vienna.

La curiosità per le vicende storiche della Sicilia ha sempre svolto un ruolo importante nella gamma degli interessi di Mimmo Catania. Oggi è in congedo dal servizio militare attivo e vive tra Ostia e Santo Stefano di Camastra”.

Da questa sua e passione, si spiega questo, molto interessante e, veramente, gradevole, suo particolare Libro, di ben 501 pagine e 27 capitoli, 4 epiloghi, stampato dalla Amazon Italia Logistica S.r.l., con due qualificate prefazioni di Vittorio Alfieri, Dottore in Beni Culturali Archeologici ed di Tonino Lombardo, Storico ed esperto di armi.

Come scrive nella sua prefazione, Vittorio Alfieri, Il filo conduttore del racconto “è l’incontro-scontro tra genti di etnia, lingua, cultura e religione differenti, sempre attuale, anche oggi. Sullo sfondo si delineano inoltre tematiche importanti quali l’accettazione del “diverso”, il diritto allo sfruttamento delle risorse di un territorio a discapito dei “nativi”, la posizione della donna all’interno della società”,

Il tutto – significhiamo Noi, in modo estremamente sintetico –  attraverso il protagonista di un “viaggio”, dalla Grecia alla nostra Sicilia, “Clistèros”, che con le sue peripezie, infatti, “scappa dal Calcide e lo inseguono in Sicilia”, porta a riflessioni, ponderazioni, a riferimenti culturali in genere, su filosofia, storia e storie, confronti di idee, rapporti tra persone e personaggi e, quindi, dubbi e sconforti, ma, anche, tante possibili speranze e conclusioni.

Il libro dell’Autore, è veramente un’opera culturalmente eclettica e profonda, ma non è assolutamente, un classico “mattone”, anzi, al contrario, si legge facilmente ed alla fine il Lettore capisce di aver fatto un autentico passo avanti, per aver saputo di più e, di conseguenza, di poter ragionare meglio, su fatti, sulla vita, sulla gente, e, forse, anche su se stesso.

 

ONDA TV: “BELLA SICILIA”

Nasce con lo scopo di valorizzare le tradizioni, le bellezze paesaggistiche e i sapori del territorio siciliano. Grazie alla professionalità del team di OndaTv e la collaborazione dell’Associazione Vivo in Sicilia, la piattaforma social conta oltre un milione di followers nel mondo.

Tantissimi i video diventati virali, diventando un’ottima vetrina per l’Isola. I veri protagonisti sono i siciliani che, attraverso i propri racconti, creano un’enciclopedia virtuale dei saperi di una volta da divulgare in Italia e all’estero, e da far conoscere anche alle nuove generazioni. Alcuni di loro, come nonna Carmela o la signora Iolanda, sono entrati nel cuore dei followers e possono essere considerati a tutti gli effetti influencer e ambasciatori della sicilianità.

Per contribuire alla crescita turistico culturale della Sicilia è stato promosso anche un circuito con il coinvolgimento di vari comuni. “Bella Sicilia” oltre a essere presente sui principali canali social, raggiungendo decine di milioni di utenti al mese, è visibile con alcuni dei suoi contenuti sul canale 75 di OndaTv.

 

CICCIO PAGANO

Sportivo

Ciccino Pagano, un uomo che ha dato lustro alla città del Longano non solo per la sua attività nel mondo delle sport, ma anche per l’impegno sociale nella politica e nella cultura. Francesco Pagano è stato Presidente Provinciale di Messina, ex Presidente del Comitato Regionale, ex Consigliere Federale, ex Presidente della Commissione Benemerenze, Stella d’oro al merito F.C.I. e Stella d’oro al merito CONI.

Una vita spesa per il ciclismo, prima come atleta e successivamente come dirigente di società e dirigente a livello provinciale e regionale, fu Presidente del C.R. Sicilia nel quadriennio 2008/2012; dal 1984 al 1992 ha ricoperto la carica di Consigliere Federale.

E’ stato Assessore al Comune di Barcellona Pozzo di Gotto ed ha contribuito in maniera incisiva alla crescita sportiva della nostra città. Nato l’8 settembre del 1942, Ciccio Pagano era conosciutissimo in città e non solo. Ha speso il suo impegno in campo politico e culturale. Era parte dei migliori salotti della città come l’Oratorio Salesiano e la Pro Loco “A. Manganaro”, di cui era socio.

“La scomparsa del caro amico CICCIO PAGANO, campione nello sport ed amato come uomo rimane nei cuoi dei barcellonesi”

22 Maggio 2018   –

Le parole di Mario Alizzi su SICILIA OCCIDENTE:

“Mi ricordo ai tempi di Ciccio Pagano quando…”. Sono queste le parole iniziali di ogni discorso della gente allorquando si intendeva parlare del “grande Ciccio”, nel senso di riferirsi ad una epoca sportiva in cui si aspettavano le “notturne” delle gare ciclistiche per le strade della Città, attraverso la via Operai dove, solitamente, vi era la partenza ed il traguardo.

 “Ciccio”, con le sue imprese suscitava entusiasmo ed affetto negli amanti del ciclismo che, in quei tempi, era solo passione non solo a livello dilettantistico e, proprio grazie alla Figura del Campione, “figlio del popolo”, che moltissimi giovani si avvicinarono al ciclismo, creando una generazione di atleti da cui poi emersero anche dei talenti.

E’, già questo, il merito di Ciccio, quello di aver allontanato dalla “malastrada” tanti giovani che, invece, si dirottarono verso l’impegno agonistico nel settore ciclistico con tutti i relativi lati positivi. “Ciccio” Pagano, capì sin d’allora la potenzialità educativa dello sport e se ne fece simbolo e protagonista, tanto che successivamente si dedicò, anima e corpo e con sacrifici personali, allo sport in genere, diventando attivista e dirigente di spessore, dando vita a tante e diverse iniziative per attrarre tanti ragazzi verso le discipline ed impegni sportivi.

In questo senso, grande fu la sua opera nell’ambito della scuola con campagne di sensibilizzare sulla importanza e funzione sociale dello sport, opera che cercò di portare anche nel suo modo di fare politica, appunto, in senso sociale, ma, in verità, non si volle mai immischiare nel groviglio della politica, della quale cercava solo di “usarla” per la sua attività ed amore per lo sport, trovando contributi e supporti vari anche dalle istituzioni. Politicamente, si autodefiniva “socialista”, proprio perché in coerenza col suo “sentire”, lui intendeva come “sociale” ma, di fatto, come sopraccennato, non si faceva coinvolgere nelle beghe, infatti, del politicume.

Quando lo incontravamo, per il suo carattere passionale e spontaneo, ne nasceva un simpatico scontro di battute, anche colorite ma mai, effettivamente, offensive, come tra vecchi amici che, invero, si stimavano reciprocamente. Il buon Ciccio ci apostrofava: “fascistaaa!” e noi: “socialistaaa!” e si iniziava la “lotta”, per poi, salutarsi, affettuosamente e continuare a stimarci ed a volerci bene…in attesa del prossimo “scontro”…!

 

MARTINA CALABRÒ

(DA 24 LIVE – A cura di Cristina Saja)

Una strepitosa medaglia d’argento per la giovanissima Martina Calabrò, atleta della Asd Dojang Taekwondo Barcellona, al Multi European Games 2023, svoltosi a Sarajevo. Il torneo ad eliminazione diretta si è svolto dall’ 11 al 14 Maggio 2023 e ha visto competere circa 1000 atleti, provenienti da tutta Europa, confrontandosi nella categorie cadetti, juniores e seniores sia maschili che femminili.

Martina, che per prepararsi a questi appuntamenti ha sofferto molto psicologicamente e fisicamente a causa di un infortunio al ginocchio che non le ha impedito di brillare a questi campionati, non è riuscita a contrastare la sua avversaria provata dagli incontri precedenti. Il ginocchio, che avrebbe dovuto essere operato, quindi non completamente guarito dagli infortuni dei mesi precedenti, non le ha permesso, pur rispondendo ai colpi, di dominare l’incontro lasciando così la vittoria alla sua avversaria.

Una sfida fatta di rinunce, sacrifici, temerarietà, forte senso di responsabilità e risultati comunque notevoli hanno reso più che soddisfatto l’istruttore Maiorana che ha commentato: “Abbiamo conquistato una medaglia d’ argento di grande prestigio, in una competizione europea di alto livello tecnico. Con questo secondo posto europeo, Martina Calabrò ha staccato il pass per il Campionato Europeo U21 con la nazionale Italiana, che si terrà molto probabilmente nel mese di Dicembre 2023“.

 

SALVATORE BOSURGI

Nei Campionati italiani di Jujitsu, organizzati dalla Fijlkam a Ostia nell’aprile del 2023, la Dai-Ki Dojo del Maestro Alessandro Bengala raggiunge un ennesimo importante successo, tenendo anche conto che all’evento sportivo hanno partecipato circa 600 atleti delle varie categorie: esordienti, cadetti, junior, senior e master.

La squadra della Dai-Ki Dojo, ha confermato il suo valore nazionale, ottenendo nel fighting system una medaglia d’oro con Salvatore Bosurgi campione italiano 2023 nella categoria senior/master -69kg. Da sottolineare che l’atleta barcellonese ha vinto tutti i 3 incontri per Full Ippon, prima di una bellissima finale in cui ha trionfato con netto vantaggio sul suo avversario.

Il commento del maestro Bengala: “È stata una gara molto intensa con due giorni molto pesanti, che alla fine ci hanno premiato con grandi soddisfazioni. Ora iniziamo subito nel preparaci per un 2023 ricco di appuntamenti”.

 

BRUNO GIORDANO

(Da 24 LIVE del 27 maggio 2023)

Il talentuoso atleta Bruno Giordano, arciere della Polisportiva Baupark di Barcellona P.G., allenato dal Tecnico Federale Nino Vario  ha conquistato la presigiosa medaglia d’oro di Campione Italiano nel corso del Campionato Italiano di Tiro con l’Arco Fisdir 2023.

La gara si e’ svolta oggi 27 maggio 2023 a Firenze, presso il campo Arcieri Lugo di Toscana, in concomitanza con il Campionato Italiano Para Archery.

Il bravissimo Bruno Giordano, al meglio delle 48 frecce, nella divisione arco olimpico, classe livello avanzato, alla distanza dei 18 metri, ha vinto con il ragguardevole punteggio di 437 punti con oltre 9 punti di media.

Lo stesso arciere nel 2022 ha vinto il titolo italiano ma alla distanza di 15 metri e non 18 come quest’anno.

 

SIMONE SANÒ 

Ciclista

nasce a Milazzo il 18-09-1997. In bicicletta già dal 2004. Corre per una squadra spagnola , dove ha ottenuto il miglior piazzamento  a Febbraio di quest’anno  con un 4° posto alla “Cursa  Social  Terra  de  Garnatxes”. Nel 2018 ha vinto la maglia etica per un ciclismo pulito. E’ vincitore di numerosi trofei e premi i quali fanno ben sperare in ulteriori e diversi traguardi futuri.

 

GIADA SETTINERI

UNA PREMESSA. Questa è la prima volta – e sarà l’unica – che premiamo un atleta esordiente, in questo caso, Giada, perché abbiamo voluto rilanciare il messaggio che per raggiungere mete sempre più elevate nella vita, sono necessari ben precise disponibilità: volontà, spirito di sacrificio, grinta e, logicamente, credere in se stessi! Oggi, in una epoca di superficialità, partigianerie e demagogie di ogni tipo e sterile esibizionismo, nella quale si cerca di avere tutto e subito, senza alcuna fatica e tanto altro, specie tra molti giovani che, complici certi genitori che non sanno più dire “NO” ai loro figli, con tutte le gravi ed a volte tragiche conseguenze, questa premiazione vuole avere questo significato, sperando che, almeno la maggioranza, ne intuisca e ne apprezzi il significato!

Tra i diversi successi della “Judo Club Pirri” di Barcellona PG, sono da segnalare quelli ottenuti nel recente “Trofeo Italia” di Judo a Taranto ed ovviamente, per il maestro Giuseppe che da molti anni “segue e forma” i suoi allievi. In questa occasione, grazie alla conquista della madaglia d’oro da parte della giovanissima atleta Giada Settineri nel Trofeo Esordienti Under 15, Categoria fino 48 kg, tra gli oltre 400 atleti provenienti da tutta Italia, per un totale di ben 140 palestre palestre.

In particolare, l’atleta barcellonese si è aggiudicata quattro incontri, due dei quali per Ippon per Ko Tecnico, superando la casertana Iemma, la romana Brindisi, la forlivese Cocchi ed in finale la mantovana Dolza.

Anche altri positivi risultati nella categoria maschile per la Judo Club Pirri, con Matteo Bartolone, Francesco Calì, Antonio Glielmi e Filippo Spagnolo, appena al loro primo anno, nella categoria Esordienti B, cosiccome le prestazioni di Alma Curró, Carla Calabrò e Giuseppe Torre, nella categoria cadetti per i campionati italiani A2, mentre è prezioso  il 5° posto di Gabriele Miceli nella categoria 55 kg perchè, gli permette di disputare la finale dei campionati italiani cadetti A1.

 

CLUB RADIO C.B.

Data di costituzione: 5 Dicembre 1995.-

BENEMERENZA ATTIVITA’ SUL TERRITORIO ATTESTATO DI CIVICA BENEMERENZA Rilasciato dal Comune di Barcellona Pozzo di Gotto in data 5 Dicembre 2020 Iscrizione all’Albo d’Onore delle Civiche Benemerenze per l’impegno e la passione profusi nello svolgimento delle molteplici attività al servizio della Città e del territorio. AVVISTAMENTO E SOCCORSO ANTINCENDIO URBANO E BOSCHIVO PROVE DI EVACUAZIONE NEGLI EDIFICI SCOLASTICI TRASPORTO ACQUA NON POTABILE PER CARENZE IDRICHE PRONTO INTERVENTO IN OCCASIONE DI CONDIZIONI METEO AVVERSE ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONE CON ALLESTIMENTO DI PRESIDI FISSI E MOBILI EVENTI PUBBLICI E PRIVATI / AL CHIUSO ED ALL’APERTO SOCCORSO IN CASO DI EVENTI ECCEZIONALI E CALAMITA’ SUPPORTO PER ATTIVITA’ DI RICERCA PERSONE DISPERSE / SCOMPARSE CON AUSILIO DI UNITA’ CINOFILE DA SOCCORSO TUTELA DELL’AMBIENTE / SISTEMAZIONE AREE VERDI SUPPORTO ALLE FAMIGLIE IN DIFFICOLTA’ – BANCO ALIMENTARE SPORTELLO SOCIALE / CENTRO ASCOLTO PSICO-SOCIALE.

Il tutto si basa nella preparazione, attraverso i Corsi di Formazioni e la concreta efficienza operativa acquisita mediante le impegnative esercitazioni.

PROGETTI REALIZZATI

– DALL’1 Ottobre 2003:

– LA TUTELA E LA DIFESA DEL TERRITORIO QUALI RISORSE PER UN FUTURO VIVIBILE E SOSTENIBILE. “Mappatura del territorio” al fine di individuare le zone a rischio d’inquinamento, degrado e pericolosità ambientale del territorio barcellonese e realizzazione di un opuscolo informativo che, accanto alla dislocazione geografica dei vari territori a rischio, illustra tutto ciò che riguarda la prevenzione e la sensibilizzazione verso tutte le tematiche inerenti la vivibilità, la sostenibilità, il rispetto e la tutela ambientale.

– MONITORAGGIO AMBIENTALE E PREVENZIONE ANTINCENDIO. Diffusione della cultura del rispetto per la natura e della prevenzione dei disastri ambientali; – Sensibilizzazione all’amore verso tutto il patrimonio ambientale; – Formazione di base della gestione antincendio; – Creazione di un data base contenente la mappa della zone a rischio di incendio.

IO NON RISCHIO Obiettivi del progetto Volontariato di Protezione Civile, le istituzioni e il mondo della ricerca scientifica si impegnano insieme allestendo punti informativi “Io non rischio” nelle piazze su tutto il territorio nazionale per diffondere la cultura della prevenzione e sensibilizzare i propri concittadini sul rischio sismico, sul rischio alluvione e sul maremoto. Realizzato nell’ambito del Campagna annuale Nazionale promossa da DPC, ANPAS, INGV e RELUIS.

CAMPO SCUOLA “Anch’io sono la Protezione Civile” Obiettivi del progetto  stimolare e favorire la sensibilità e la consapevolezza nei giovani (e nella comunità) circa il valore civico di una cittadinanza attiva e partecipe dello stato dell’ambiente e del territorio;  favorire la conoscenza delle attività della protezione  civile come strumenti utili alla sicurezza non solo dell’ambiente, ma anche e soprattutto del cittadino; agevolare la crescita dei livelli di responsabilità locale attraverso la conoscenza e la diffusione dei piani di protezione civile locali;  sviluppare una cultura volta alla sicurezza in termini di resilienza per contribuire all’attività di prevenzione dei rischi. Realizzato nell’ambito del Progetto Nazionale promosso da DPC ed ANPAS.

– BUONA STRADA. progetto per la prevenzione alle dipendenze ed educazione alla sicurezza stradale  attività formativa rivolta a un pool di volontari Anpas che, grazie alle competenze, conoscenze e soft skills sviluppate, diventeranno moltiplicatori dell’azione preventiva (campagna diprevenzione e sensibilizzazione nazionale, percorsi guida sicura, informazione nelle scuole)  campagna itinerante di sensibilizzazione e prevenzione che si svilupperà in un percorso a tappe su tutto il territorio nazionale. La campagna si rivolgerà a intere comunità di cittadini. Realizzato nell’ambito del Progetto Nazionale promosso da ANPAS Nazionale in collaborazione col Ministero del Lavoo e delle Politiche Sociali.

SANTA LUCIA bella… dei bambini tu sei la Stella Obiettivi del progetto  Rievocazione tradizione culturale legata a Santa Lucia  Raccolta e distribuzione di regali solidali per i bambini della città Realizzato nell’ambito del Progetto promosso dallo Sportello Sociale associativo / gruppo giovani.

– RETE DI PROTEZIONE. Diffusione della conoscenza e della cultura della protezione civile e attività di informazione alla popolazione  Rafforzamento della coesione sociale, anche attraverso l’incontro tra diverse generazioni e l’avvicinamento dei cittadini alle istituzioni Realizzato nell’ambito del Servizio Civile Universale.

 

 

 

*** “ALTRO”: IL RISCALDAMENTO GLOBALE DIPENDE DAL MOTORE METEOROLOGICO DOMINATO DALLA POTENZA DEL SOLE. LE ATTIVITÀ UMANE INCIDONO AL LIVELLO DEL 5%: IL 95% DIPENDE INVECE DA FENOMENI NATURALI LEGATI AL SOLE. ATTRIBUIRE ALLE ATTIVITÀ UMANE IL SURRISCALDAMENTO GLOBALE È SENZA FONDAMENTO SCIENTIFICO”. 

(ANTONINO ZICHICHI)

***”ALTRO”: Greta Thunberg è la più pagata delle prime  “100 attiviste” …e, già questo dato, dovrebbe far riflettere molto chi abbia un minimo di logica ed attenzione. L’invenzione del fenomeno “Greta”, eroina della lotta per la difesa del clima mondiale ecc., la coglie all’età di 15 anni, durante una “spontanea” ed “improvvista” dalla “bambina”… Ebbene, ora a soli 19 anni, la indefessa sostenitrice “missionaria” in difesa del clima”, nel 2022, ancora non finito, ha raggiunto un fatturato di ben 82 milioni di dollari…!

In questa sua benemerita, per lei stessa, attività, sono compresi una serie di entrate e diritti diversi in vari settori, mentre il suo patrimonio è stimato intorno ai 245 milioni di dollari , tra investimenti vari, proprietà, contratti con la cosmetica CoverGirl, ed il lancio di un profumo per il mercato dei ragazzi denominato “Da Greta con Amore” ed una linea di Moda, la “Seduzione by Greta Thunberg”; diversi ristoranti e la catena “Le Pizze di mama Greta” ed una squadra di Calcio, gli “Angeli di Stoccolma”, quindi, un suo marchio di Vodka(“Pure Wonderthunberg – Svezia”) ed altro ancora!

 

AVVISO: seguite su canale youtube Mario Alizzi.  GRAZIE!

LINK:

https://www.youtube.com/channel/UCL2ITxpBVEpZsEd-422RXwQ

 

NOTA: al 7  ottobre 2023, I VOTI, EFFETTIVAMENTE VALIDI,

DA CONSIDERARE, SONO I SEGUENTI:

VOTI: 131041. PER LA STRAGRANDE MAGGIORANZA “ECCELLENTE”!

– Insufficiente 5618 – Terribile  5360

I “MI PIACE”  34641. IL 62 PER CENTO DEL TOTALE  e LETTORI ON LINE 39805*(a correzione del dato precedente)

*In questi dati non è compreso il numero di coloro che, sono l’ampia maggioranza, leggono uno o più articoli, senza, però, esprimere alcun voto o “mi piace”.

SE I NOSTRI ARTICOLI E/O SERVIZI SONO DI VOSTRO GRADIMENTO VOTATE “ECCELLENTE” E/O “MI PIACE”! GRAZIE!!!

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Sicilia Occidente

Mario Alizzi, giornalista, è nato a Barcellona Pozzo di Gotto in Sicilia il 1° Luglio del 1949 iniziando, a diciannove anni, come corrispondente del quotidiano biregionale la “Gazzetta del Sud” di Messina. Quindi, si trovò ad Atene per diversi periodi tra il 1970 ed il 1974 dove lavorò presso una testata giornalistica, in quei tempi di livello nazionale e molto considerata soprattutto negli ambienti della Destra greca. Ad Atene, oltre all’attività giornalistica, insegnava lingua italiana presso un noto istituto linguistico per studenti greci diretti alle università italiane. Certamente decisiva è stata l’esperienza ellenica per la sua formazione professionale, politico-culturale ed umana, tanto da rimanere molto legato alla Grecia come ad una seconda patria e dove, ancora oggi, si reca per motivi di lavoro, studio e turismo ed appunto, per i legami con diversi amici ed ambienti ellenici. Dopo gli studi liceali, si laureò in Scienze Politiche, scegliendo l’indirizzo Storico-Politico, presso l’Università di Messina e, nel 1979, appena sposatosi, si trasferì a Roma, per lavorare nella redazione di una prestigiosa testata di livello internazionale “CONFIDENTIEL” che si occupava di studi strategici e politici, economici e di conflitti militari, la cui sede editoriale era a Parigi. A causa di una improvvisa crisi finanziaria della sezione italiana, gli fu proposto di trasferirsi in una delle redazioni estere ma preferì ritornare nella sua terra di Sicilia dove fondò, e dirige tuttora, il mensile “SICILIA OCCIDENTE”, il cui primo numero, come “agenzia di stampa”, vide la luce il 6 settembre del 1982. Dal gennaio del 1986, la piccola “agenzia stampa” si trasformava in tabloid e nella grafica, divenendo uno dei primi esempi di editoria da tavolo – verosimilmente, S.O. fu la prima Testata giornalistica ad usare in Italia l’allora “rivoluzionario” computer Macintosh – e una delle più apprezzate testate giornalistiche della stampa periodica italiana. Particolarmente seguita, tra le altre, la pagina estera che, in modo controcorrente, già nel settembre del 1988, descrisse come e perchè della fine della Jugoslavia e, quindi, dell’Urss nel maggio del 1990. Oltre ad essere editore e direttore del mensile “Sicilia Occidente”, Mario Alizzi ha anche creato e diretto per alcuni anni una radio privata, “Antenna Sicilia Occidente” – FOTO. Luglio 1991, il Direttore con il poeta Carmelo Famà negli studi dell’emittente -. Nel 1994, in casa sua, con un gruppo di amici professionisti, fondò il “Comitato CIVITAS di unità ed orientamento dell’Opinione pubblica”, proprio sulla scia delle famose “Opinion Lobby” di anglosassone tradizione, specie per la Sicilia, il primo del genere; questo agile Comitato ha avuto una parte importante nella vita della sua Barcellona e della Provincia di Messina attraverso idee, progetti, sollecitazioni ma anche censure e denunce di vario genere tendenti a far sentire la voce dei Cittadini ed il reale coinvolgimento di questi nel “governo” della Città. Per certe materie ed occasioni, il CIVITAS è, anche, riuscito ad avere notorietà nazionale e perfino internazionale e poi, proprio per la sua graduale espansione ed esperienza si è preposto nuovi traguardi, anche e soprattutto, mediante una azione euro-mediterranea. Per questo, l’ormai “ristretto” e quindi superato Comitato si trasformato, dal 19 Marzo 2004, in “Movimento Culturale e Sociale CIVITAS EUROPA” acquistando maggior evidenza e prestigio. Mario Alizzi, è pure conosciuto per essere stato per anni un attivo redattore e seguito opinionista presso importanti emittenti televisive siciliane mentre la sua firma è apparsa, in diversi frangenti, anche su altre Testate quotidiane e periodiche, specie per la sua competenza in materia di politica estera. Mario Alizzi, in effetti, sin da giovane, è sempre stato un appassionato di Politica Estera, tanto che, nel panorama della stampa locale e regionale, ha contribuito nel far allargare ed approfondire lo spazio verso le vicende estere, prima sempre trascuratissime. Via via negli anni, difatti, anche diversi quotidiani regionali, hanno dato molta più attenzione e spazio alla realtà ed alla politica estera in generale. Si spiega così, come da decenni, per la sua frequentazione di ambienti diplomatici, Mario Alizzi sia stato “consulente” di alcune ambasciate presso lo Stato Italiano e, quindi, sia divenuto un esperto di politica internazionale, in particolare, a suo tempo di “Affari sudafricani” essendo stato, appunto, collaboratore dell’ ambasciata del Sud Africa a Roma ed, ovviamente, di “Affari ellenici” e, quindi, di quelli dell’area balcanica e mediorientale. Molto apprezzato, inoltre, il rilievo dato da Mario Alizzi, negli anni, all’informazione sulle Forze Armate e la NATO. SICILIA OCCIDENTE, infatti è, l’unica Testata italiana, non specialistica, che dedichi un apposito ed interessante spazio al settore militare, tanto da conseguire spesso vari riconoscimenti ed apprezzamenti da parte di Ministeri della Difesa ed ambienti militari italiani ed esteri.

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