7 Maggio 2024
⨁ QUADRANTE INTERNAZIONALE

La Spagna verso la deriva del «regime della statolatria» per la scristianizzazione del popolo spagnolo secondo un preciso ed occulto piano eversivo iniziato dopo la morte del Caudillo

di MARIO ALIZZI

Zapatero – eletto nel 2004 e 2008 primo ministro contro ogni pronostico sull’emozione di due attentati terroristici, tanto che per molti spagnoli porterebbe sfortuna! Condizionato dall’odio per la morte del nonno durante la guerra civile del 1936-39, ricerca, oggi, una anacronistica ed illogica rivalsa, almeno parziale e simbolica, sulla sconfitta di anarchici, socialisti e comunisti che volevano fare del Paese iberico il «primo satellite dell’Urss».

E’ in questo senso che, non solo gran parte degli spagnoli, si spiega il comportamento di Luis Zapatero, soprattutto, dalla sua riconferma alla guida del potere nelle elezioni del 2008. Infatti, mentre nel primo quadriennio Zapatero si è avvalso del forte impulso propulsore originato dagli otto anni di governo del suo predecessore Aznar di Centrodestra – tanto che lo stesso Zapatero ne confermò per molti versi le leggi e misure economico-sociali – ora sta cercando di mettere in atto la parte più ideologica della sua ala sinistra ed anticristiana nel quadro di un disegno con il quale «Rivoltermo la Spagna come un calzino», come disse l’esponente di sinistra R. de la Borbolla o Alfonso Guerra: «La Spagna non sarà riconosciuta più nemmeno dalla madre che l’ha partorita» o come Javier Solana, quando conferma la linea del piano da seguire: «Questo Governo socialista crede che l’unica strada per superare la crisi consiste nella creazione di una nuova mentalità ed un cambiamento del nostro si-stema di valori mediante un riavvicinamento alla Natura e il coltivare – suscitare negli spagnoli, ndr – solo gli aspetti del divertimento e delle feste quale scopo della esistenza». Sempre Alfonso Guerra, tra gli altri punti del piano sottolinea che «Alla fine del 1982…quello che si iniziava era una utilizzazione strumentale e di mediazio-ne del potere quale strumento per ottenere una profonda trasformazione dello Stato e della società in Spagna», ed ancora Alfonso Guerra in un’altra occasione: «…abbiamo fatto una rivoluzione assolutamente tremenda. Non ci siamo resi conto che abbiamo ottenuto molto di più. C’è in atto una rivoluzione, veramente stupefacente».

A parziale lettura della lunga, laboriosa e sovversiva azione di sgretolamento della «vecchia» Spagna cristiana e della tradizione con soddisfazione, ebbe a dire l’altro socialista Txiqui Benegas: «Abbiamo fatto una ‘tranquilla’, silenziosa, sottile rivoluzione», mentre lo stesso, pur «moderato», socialista, già premier nel 1982, Felipe Gonzalese sosteneva che la Spagna perchè divenisse laica e socialista, atea e cloroformizzata, «Necessito di 25 anni per fare il cambio».

Tutto ciò e molto altro ancora, con ampia documentazione di fotografie, scritti, frasi, dichiarazioni varie ed atti ufficiali e non, viene esposto, con una certa linea logica, in un eccezionale libro, «Spagna anestizzata senza percepirlo, ammutolita senza volerlo, persa senza saperlo», uscito in diecimila copie nel 1988 dalla «Editorial Fernando III El Santo» in Spagna, a cura della «Sociedad Espagnola de defensa de la Tradicion, Familia y Propietad», un movimento cattolico tradizionalista ma anche di studio e ricerca, presente ed attivo in molte nazioni specie nel Sudamerica, oltre che, ovviamente, in Spagna.

Il libro analizza, rileva ed interpreta le caratteristiche, l’essenza delle origini e del cammino della Spagna, della sua Storia, Cultura, Tradizione e Religione nel suo insieme. Il libro ripercorre, quindi, gli avvenimenti più significativi spagnoli mediante una approfondita comparazione dei fatti nel cercare di dimostrare il filo conduttore del piano «segreto dell’ideologia anarchica e socialcomunista già iniziato prima della guerra civile e, via via, sempre più e meglio messo in atto già col primo governo socialista di Felipe Gonzales nell’aprile del1982.

Zapatero, nel marzo del 2004, contro ogni realistico pronostico, vinse le elezioni politiche per pochi voti sull’onda della gravissima strage a Madrid con quasi 200 morti ed un migliaio di feriti ad opera del terrorismo islamico che mai aveva così operato in Spagna. Il ministro degli interni dell’allora ancor trionfante Aznar, commise l’errore di aver, frettolosamente, attribuito l’attentato all’ETA procurandosi critiche e facili speculazioni dell’Opposizione, specie dal PSOE, riguardo all’efficienza investigativa del governo di Destra.

In verità, vi sono certi ambienti che persistono nel credere all’apporto di singoli o di gruppi dell’ETA anche se ancora non dimostrato chiaramente… Sta di fatto che le accuse al governo di incapacità dinanzi ad una così grande strage ha, sicuramente, scioccato l’elettorato spagnolo la cui emozione fece, ovviamente, dimenticare o comunque messo in secondo piano tutti i successi della Spagna operati dall’efficiente ed intraprendente governo di Destra di Aznar, capo del Partito Popolare spa-gnolo, che, quindi, perse le elezioni politiche..

Nel 2008, Zapatero, pur con un ipotetico vantaggio sull’Opposizione, rischiava il pareggio ma un attentato ad un esponente socialista per mano dell’ETA e seguente funerale in cui la figlia, principalmente, esaltò la fede politica del padre assassinato con le conseguenti emotive generali sui media, fecero spostare quei voti necessari alla riconferma di Zapatero. Queste due eclatanti «fortune funeree» di Zapatero hanno diffuso una immagine di questo premier di effetto nefasto tra molti spagnoli tra il serio ed il faceto, tanto che per lo scorso campionato di calcio europeo in Germania, finanche negli ambienti sportivi iberici, venne sconsigliato al primo ministro socialista di presenziare alle partite! Alla Spagna però portò più fortuna il re Juan Carlos e vincere lo stesso i campionati…

Ritornando al piano di scristianizzazione della Spagna, mascherata da «semplice» spirito di laicismo e di divisione di potere tra lo Stato laico e la Chiesa, Zapatero, una volta riconfermato, oltre alle nozze per gli omosessuali, emanò una «Legge sulla memoria» che intende cancellare ogni traccia del simbolismo franchista quali statue, lapide, monumenti vari, feste, nomi di vie. piazze, quartieri, zone, biblioteche e via dicendo. L’ultima statua equestre ancora presente a Madrid è stata tolta qualche settimana fa. Spesso queste «operazioni» sono state compiute di notte per non suscitare reazioni negative, proteste e problemi vari.

Nel quadro di questa legge eccezionale, Zapatero, ha imposto l’obbligo, anche per la Chiesa, affinchè togliesse ogni traccia dalle facciate ed interni delle chiese, monumenti, conventi, seminari ecc. minacciando la stessa Chiesa di eliminare i contributi e prrrogative che essa ha per tradizione dallo Stato. Ultimamente, Zapatero ha emesso un’altra significativa legge con la quale si elimina, di fatto, ogni tradizionale insegnamento della religione cattolica imponendo invece una educazione laica e sostanzialmente anticristiana con la scusa che lo Stato spagnolo deve essere aconfessionale. Con queste ed altre leggi, leggine, circolari, più o meno larvate minacce e contenimento delle tradizioni, manifestazioni religiose e cavilli, Zapatero, tende a ridurre la Chiesa all’impotenza ed ai margini della società e della vita spagnole, operando per la progressiva ateizzazione degli spagnoli. Così facendo, si va ad istaurare un regime di «nuovo socialcomunismo» che tende a riprendersi anche una certa rivincita sulla memorabile sconfitta del 1936-1939 delle forze marxiste spagnole ed internazionali che volevano, tra l’altro, fare della Spagna il primo vero Paese satellite dell’Urss. Questo piano, fallito nel 1936 ma ripreso dal 1982, col primo governo socialista di Gonzalese, ora è arrivato ad una nuova tappa, ovvero quella di «smemorizzare» soprattutto le nuove generazioni spagnole in modo che nelle loro menti in buona fede si imprimano le prime basi di «nuova comunistizzazione», mediante una «rivoluzione culturale» che riduca al minimo il senso della storia tradizionale, dell’appartenenza ad un terra ed ad uno stesso popolo per arrivare alla cancellazione della identità nazionale, culturale e religiosa.

Zapatero ha le «carte in regola» per farlo, perché ha un aspetto, apparentemente, molto innocuo, con una faccia da chierichetto, esile nella figura, giovane ed un sorriso da furbetto, insomma non allarmante, anzi. Zapatero viene da un ambiente politico fortemente ideologico e laico e, soprattutto, ha una molla di odio per tutto ciò che gli ricorda l’uccisione del nonno durante la guerra civile da parte dei nazionalisti. Riuscirà, però, Zapatero nel suo intento? E’ da vedersi. Sta di fatto che ora molti ambienti spagnoli, la Chiesa – che ormai lo accusa di «statolatria» – ed altri prima per-plessi, poi timorosi ed ora allarmati dal disegno emergente di Zapatero, cominciano a reagire anche se ancora in modo disorganizzato e solo con comunicati e manifestazioni di piazza per mobilitare tutta quella parte di Spagna che non intende perdere se stessa. Del resto, lo stesso Generalissmo Francisco Franco preparò le prime basi per il cambiamento della Spagna ed il «Patto della Moncloa» ne fu il vero ed ufficiale sigillo che permise agli spagnoli di convivere e lavorare pacificamente per far cambiare la Spagna che, appunto, poi divenne un modello di sviluppo economico e sociale, scientifico e culturale ed avere voce anche nella politica internazionale.

Non solo, alla morte del Caudillo non vi fu una insurrezione popolare per cambiare subito regime, per cui chi ha mai chiesto di eliminare fino ad oggi la simbologia franchista che, ormai, faceva naturale parte della storia spagnola, non avevano più un valore partigiano, di eccitazione od altro? Gli spagnoli vivevano quegli emblemi, so-prattutto le nuove generazioni, con normale serenità, e nemmeno i milioni di turisti se ne sono mai seriamente lamentati; né tantomeno altri Stati pur, a suo tempo, antifranchisti; quindi, a chi ed a che serve togliere le statue equestri, le espressioni artistiche più o meno celebranti il «vecchio regime»: nemmeno in Italia venne fatto, e solo i furbetto, insomma non allarmante, anzi. Zapatero viene da un ambiente poli-tico fortemente ideologico e laico e, soprattutto, ha una molla di odio per tutto ciò che gli ricorda l’uccisione del nonno durante la guerra civile da parte dei nazionalisti. Riuscirà, però, Zapatero nel suo intento? E’ da vedersi. Sta di fatto che ora molti ambienti spagnoli, la Chiesa – che ormai lo accusa di «statolatria» – ed altri prima per-plessi, poi timorosi ed ora allarmati dal disegno emergente di Zapatero, cominciano a reagire anche se ancora in modo disorganizzato e solo con comunicati e manifestazioni di piazza per mobilitare tutta quella parte di Spagna che non intende perdere se stessa. Del resto, lo stesso Generalissmo Francisco Franco preparò le prime basi per il cambiamento della Spagna ed il «Patto della Moncloa» ne fu il vero ed ufficiale sigillo che permise agli spagnoli di convivere e lavorare pacificamente per far cambiare la Spagna che, appunto, poi divenne un modello di sviluppo economico e sociale, scientifico e culturale ed avere voce anche nella politica internazionale.

Non solo, alla morte del Caudillo non vi fu una insurrezione popolare per cambiare subito regime, per cui chi ha mai chiesto di eliminare fino ad oggi la simbologia franchista che, ormai, faceva naturale parte della storia spagnola non aveno più un valore partigiano, di eccitazione od altro? Gli spagnoli vivevano quegli emblemi, so-prattutto le nuove generazioni, con normale serenità, e nemmeno i milioni di turisti se ne sono mai seriamente lamentati; né tantomeno altri Stati pur, a suo tempo, antifranchisti; quindi, a chi ed a che serve togliere le statue equestri, le espressioni artistiche più o meno celebranti il «vecchio regime»: nemmeno in Italia venne fatto, e solo in parte, nell’immediato dopoguerra! Ed allora perché Zapatero ed i suoi insi-stono? Semplice, fa parte del piano di cancellazione la memoria ma soprattutto perché i vari Zapatero provano forti frustrazioni da tutto ciò che gli ricorda la sconfitta, perché non si rendono conto e non accettano di essere oramai, con la loro ideologia marxista, fuori dalla storia del mondo e della realtà dei popoli? Per non perdere il potere e per averne altri, certe sinistre cercano di inventare dei «nuovi socialismi», addirittura, anche « nuovi comunismi» in salse e gradi diversi di intensità, un pò dovunque per poi perdersi in confusione di idee e contraddizioni.

Fortunatamente, però, anche a sinistra, sia in Italia che in Spagna ed un pò dovunque, molti ex «compagni», capìta la lezione, nel riconoscere il fallimento delle proprie idee politiche e delusioni, hanno avuto il coraggio di rinnovare il proprio cammino in vari modi, tempi e zone, contribuendo, con la loro, accumulata negli anni, esperienza politica ed amministrativa, intellettuale ed organizzativa alla crescita delle loro comunità e Paesi. E, per ulteriore fortuna, non sono pochi!

 

FOTO. Guerra Civile Spagnola 1936-1939: la fucilazione di una statua del Cristo da parte di brigatisti comunisti, comandati da una donna, in segno di disprezzo per la religione cristiana

Fucilazione Cristo

FOTO. Legionari del “Tercio” spagnolo in marcia con il Crocifisso verso la battaglia contro forze comuniste filo-sovietiche

Legionari spagnoli e croce

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