L’eterna dialettica tra individuo e collettività
La mente umana è, per definizione e per quello che è il grado delle nostre attuali conoscenze, il prodotto apicale del processo di differenziazione evolutiva della materia. Materia di cui la mente rimane, fatalmente, parte e che ad essa ritorna sia come raffinatissimo strumento di conoscenza e di disvelamento progressivo del significato dell’esistenza sia, inesorabilmente, annichilendosi al termine del ciclo vitale di ogni individuo. La «psiche» ( dal greco: «anima») umana si pone, dunque, in perfetta continuità con il mondo biologico, organico, naturale al quale essa restituisce «cultura», cioè nuove possibilità di conoscenza e, dunque, di adattamento e di implementazione di ulteriori strategie efficaci ai fini della sopravvivenza . La psicologia, per parte sua, studia proprio le assai complesse funzioni della psiche.La metapsicologia, di poi, si è assunta il compito di indagare tutto ciò che nella mente si situa al di là della «coscienza»; oltre, cioè, il regno della consapevolezza, della razionalità, dell’immediatamente senziente, dell’attualità e dell’incombenza delle relazioni dell’individuo con l’ambiente che lo circonda. Essa si avventura nell’esplorazione di quel vasto, oscuro, ineffabile humus che dentro ciascuno di noi produce emozioni, sentimenti, istinti, pulsioni, aggressività. Si tratta (improbo cimento!) di stanare, dalle remote latèbre intrapsichiche, i «mostri dell’ ID», cioè quell’ «inconscio» del quale gli studi e le straordinarie intuizioni freudiane hanno consentito di cominciare a scorgere i «luoghi» (tòpoi), le «strutture», le dinamiche fisiologiche e patologiche. Per Freud la vicenda umana, e quindi la mente umana, è, soprattutto, un percorso individuale sul quale, al di là dell’immanenza dei dati che compongono la coscienza, ampiamente incidono i contenuti inconsci che, variamente esprimendosi nella successione delle fasi dello sviluppo individuale, condizionano la formazione ed il consolidamento della personalità ed il suo modo di essere al (e nel) mondo (il Dasein dei tedeschi).Il rischio, tuttavia, che la psicoanalisi classica ha corso (e tuttòra corre) è quella di mutarsi in nuova religione, con i suoi riti, le sue liturgie, il piglio fideistico dei suoi officianti, la difesa di un’ortodossia che perde di vista l’ obiettivo, rigorosamente scientifico, di una ricerca che deve, sempre e comunque, essere illuminata dalla consapevolezza della necessità di procedere storicizzando il patrimonio conoscitivo, i metodi, le tecniche. Ebbene lo sforzo comune che oggi andrebbe pienamente riattualizzato (non solo da parte della menzionata ricerca psicoanalitica ma anche delle scienze sociali, pedagogiche, antropologiche, giuridiche, economiche, mediatico-informatiche nonchè della complessiva visione politica dei problemi inerenti l’umana convivenza e le forme normativo-istituzionali cui la processualità storica, di volta in volta, dà vita) è quello di riconsiderare seriamente l’enfasi posta, in maniera ossessiva, dall’attuale, egemone, temperie culturale (oggi definita addirittura «liquida»!) sull’»Individuo» come tale (nell’Occidente cristiano inteso, di poi, come «Persona»). Individuo, si badi, sui cui diritti conquistati attraverso secoli di lotte, di immani sofferenze, di estenuanti battaglie di civiltà, non può (né deve) esservi ripensamento alcuno se non nel senso dell’allargamento degli stessi a fasce di cittadini ancora esclusi o indebitamente penalizzati da persistenti disuguaglianze. E’ tuttavia innegabile che quell’enfasi ha, progressivamente, finito con il produrre, quale fatale segno dei tempi, un’ amplificazione ideologica concretizzatasi nell’esasperato, pervasivo’» individualismo» che sembra divenuto, oggi, l’unico principio ispiratore sotto il profilo etico. Ciò perdendo, tragicamente, di vista il fatto che l’individuo non può che essere inteso quale imprescindibile parte (cellula) di quel complesso macroorganismo che è il «collettivo umano». Quel sistema, cioè, che è riuscito, fin qui, a vivere e ad imporsi sul proscenio dell’esistente (riproducendosi e rinnovandosi nel suo lungo processo adattivo) proprio attraverso l’apporto originale delle entità individuali, certamente (purtroppo!) effimere ma fortemente interagenti e solidali, che lo compongono. Compito imprescindibile di queste entità, d’altra parte, è, per l’appunto, contribuire a promuovere il bene comune: restituire, cioè, alla società degli uomini (e teleologicamente, sul piano biologico, alla specie cui gli individui appartengono) parte della propria energia, della propria capacità di costruzione di legami interindividuali fecondi , della propria creatività, del proprio quotidiano impegno. Noi siamo, in altri termini, animali relazionali, «consistiamo» nelle nostre relazioni con gli altri e con l’ambiente che ci circonda!Il problema della modernità è che tendiamo, a quanto pare inesorabilmente, a perdere memoria di tutto ciò al solo vantaggio, ormai, di uno stolido egoismo, per altro spesso obnubilato da miti di onnipotenza, che finisce per annichilire la nostra stessa umanità riducendola ad un presente sempre più sterile, monco della capacità collettiva (e quindi, in primo luogo, «politica») di progettare un mondo più giusto, più inclusivo, più vivibile per tutti.
Nunziante ROSANIA – Direttore della Casa Circondariale di Barcellona PG – ex OPG – e Termini Imerese
Interrogativi? & Esclamativi! di SICILIA OCCIDENTE – novembre 2017 – cartaceo
ATTEZIONE!!! A SEGUITO DI UN ATTACCO AL NOSTRO SITO, l’8 novembre 2017, E’ STATO ALTERATO IL NUMERO DEI “NON MI PIACE” E DEI VOTI della sezione “terribile”, il peggiore giudizio.
DI CONSEGUENZA, al 31 dicembre 2017, I VOTI, EFFETTIVAMENTE VALIDI , DA CONSIDERARE SONO I SEGUENTI:
TOTALE: 92087 – in stragrande
maggioranza “eccellenti”! – MI PIACE:
19627 – NON MI PIACE: 4804 -!!!